Sotto elezioni la vita in Rai non è mai tranquilla: infatti negli ultimi giorni sono venuti alla luce almeno due problemi sugli appalti e sulle assunzioni dei giornalisti. Due settimane fa l’udienza davanti al Tar del Lazio per una richiesta di accesso agli atti avanzata dallo Snater, che vorrebbe avere il piano completo delle consulenze e appalti utilizzati in Rai. Il sindacato aveva già presentato due ricorsi a Anac e Corte dei Conti nel dicembre 2016, ipotizzando un «danno erariale». Ieri, in più, si sono mossi i giornalisti del Comitato per l’informazione pubblica, iscritti nella graduatoria del «Concorsone» del 2015, per chiedere chiarezza sul proprio futuro.

Da entrambe le parti si invoca trasparenza: lo Snater chiede di valorizzare il personale interno prima di accendere appalti costosi; il Comitato giornalisti di assegnare i posti vacanti esclusivamente a chi è già stato esaminato e valutato in un concorso pubblico, quale è stato quello del 2015, chiudendo per sempre con le chiamate «dirette», fuori cioè da qualsiasi canale ufficiale.

Piero Pellegrino, segretario nazionale Snater, spiega che «le consulenze, se limitate, possono andare bene». «Il problema però – riprende – si presenta quando registi, autori e scenografi Rai, nonostante la loro maturata esperienza, vengono inspiegabilmente sostituiti nella realizzazione dei programmi per cui hanno già lavorato. Molti rischiano di venire sottoutilizzati, o addirittura inutilizzati e di fatto demansionati, per lasciare spazio a collaboratori esterni pagati a puntata, con cachet molto alti».

I programmisti registi, capaci di coprire sia il piano autoriale che registico, in Rai sono 1200, e secondo lo Snater – che ha chiesto l’accesso agli atti all’azienda – molti vengono sottoutilizzati a favore di (spesso costose) consulenze esterne.

C’è poi il capitolo giornalisti: il Comitato per l’informazione pubblica, fondato da oltre 100 giornalisti iscritti nella graduatoria della selezione Rai 2015, denuncia che «a due anni dalla pubblicazione della graduatoria del Concorso, entrata in vigore il 16 ottobre 2015, non abbiamo ancora certezze sulle intenzioni dell’azienda nei confronti di 253 idonei vincitori».

I giornalisti sono stati esaminati e valutati «da una commissione presieduta da Ferruccio de Bortoli, eppure – proseguono – a due anni dagli eventi, ancora non è dato sapere come la Rai intenda agire per assicurare la salvaguardia e il rispetto delle posizioni».

Inizialmente l’azienda aveva dichiarato di assumere solo i primi cento, mentre a seguito di tre distinte interrogazioni parlamentari presentate da Pd, M5S e Forza Italia, ha risposto – nella seduta della Commissione di Vigilanza Rai del 10 maggio scorso – di essere intenzionata ad assorbirne il doppio, fino alla posizione di 201. Finora ne sono stati chiamati 139: essendo in tutto 392 i partecipanti alla selezione giudicati idonei, restano ancora da assumere 253 giornalisti.

Il Comitato ha già presentato alla Rai un parere legale pro veritate, redatto dal professor Gianluca Maria Esposito, ordinario di Diritto amministrativo all’Università di Salerno e Direttore scientifico della Scuola anti corruzione e appalti: «Secondo il parere – spiegano – la graduatoria è vigente fino a nuovo concorso, e indire altre selezioni, vista la presenza di un bacino professionale idoneo, aggiornato secondo le norme dell’Ordine dei giornalisti e legittimato all’assunzione a ruolo, configurerebbe uno spreco di denaro pubblico». Il Comitato chiede alla Rai di «dare un orizzonte temporale per le chiamate di tutti gli iscritti nella graduatoria».