Proprio su una questione che sta molto a cuore anche alla Conferenza episcopale italiana, come il lavoro nei giorni delle feste religiose, è scoccata una sintonia tra Avvenire e il Movimento 5 Stelle, che per bocca di Luigi Di Maio si è espresso nei giorni scorsi contro l’eccessiva liberalizzazione. «Non è solo una questione economica – ha spiegato il vicepresidente della Camera toccando una corda gradita ai cattolici – Ma di serenità familiare». Così, dopo aver espresso le loro preferenze sui temi dell’energia e degli affari esteri, gli iscritti alla piattaforma Rousseau erano chiamati ieri dal Movimento 5 Stelle a esprimersi sulle questioni legate al lavoro.

Come al solito, la base degli iscritti (circa 130 mila persone, ma con un’affluenza media di un quarto degli aventi diritto) è stata chiamata non a discutere collettivamente i contenuti. La partecipazione è richiesta per decidere le priorità, scegliendo da una rosa già preconfezionata di questioni che nelle settimane scorse sono state analizzate sul blog da diversi esperti chiamati a relazionare. Hanno votato, in linea con le consultazioni precedenti, 24 mila persone.

Su «Democrazia e sindacati nei luoghi di lavoro» il sito aveva ospitato il parere dell’ex sindacalista Fiom Giorgio Cremaschi. Il quesito era così formulato: «Sei d’accordo che i lavoratori debbano avere il diritto di poter eleggere le proprie rappresentanze sindacali e di essere eleggibili con libera competizione tra tutte le organizzazioni indipendentemente dall’aver firmato l’accordo sindacale con la controparte?». La stragrande maggioranza ha detto sì.

Agli iscritti è stato poi chiesto di indicare «i privilegi sindacali da abolire», indicando due preferenze: ha vinto quella che propone di fermare i sindacalisti «carrieristi della politica». E poi, sulla scorta delle teorizzazioni sulla disintermediazione si chiedeva di selezionare alcuni «strumenti di partecipazione dei lavoratori all’impresa». La più votata si riferisce alla partecipazione di rappresentanti dei lavoratori nei consigli di amministrazione dell’azienda. Bisognava poi scegliere le «modalità per ridurre l’orario di lavoro» (ha vinto la proposta di far scendere sotto le 40 ore la settimana lavorativa) e stabilire la priorità degli strumenti sulla flessibilità pensionistica in uscita.

Nessuna menzione per il Jobs Act o l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. «Parlarne ora significa parlare di tutto e di niente – si giustifica il deputato e membro della commissione lavoro Claudio Cominardi – L’argomento è vasto: ci sono scenari che mutano nel tempo, e noi proponiamo tutele sociali come quella del reddito di cittadinanza». Il punto vero, spiegano i grillini, è interpretare correttamente il concetto di «flessibilità», perché «oggi l’Italia è il paese più flessibile in assoluto ma questa flessibilità è unidirezionale».

Oggi Cominardi presenterà il programma M5S sul lavoro con i colleghi Luigi Di Maio, Nunzia Catalfo, Tiziana Ciprini e Davide Tripiedi.
Giu. Sa.