«Ringrazio Luigi Di Maio e il Movimento 5 Stelle con cui stiamo lavorando notte e giorno. Non ci scanniamo su chi fa il sottosegretario ma stiamo verificando se ci sarà condivisione su punti come il superamento della Fornero». Così Matteo Salvini parla dopo le consultazioni al Quirinale.

La trattativa prosegue, l’impasse sui nomi nasconde anche più di un nodo decisivo da sciogliere, sulle alcune delle clausole che compongono il contratto di governo. C’è chi descrive un leader leghista che prova a forzare la mano, forte del paracadute della coalizione di centrodestra che ha ritrovato Silvio Berlusconi, ricandidabile in caso di ritorno alle urne.

La differenza di approccio sta nelle voci di corridoio. I leghisti non nascondo i dissensi. Anche i grillini li ammettono ma attenuano i toni, sembrano volersi mostrare più positivi. «La trattativa si sta allungando – dicono questi ultimi, i pentastellati – Accade che ognuno vuole inserire nel contratto i temi che più gli stanno a cuore».

Ci sarebbe una bozza di programma che il capogruppo M5S Danilo Toninelli avrebbe già consegnato a Sergio Mattarella. «La direzione è quella giusta, ma ci vuole tempo per chiarire e scrivere bene alcune cose», riferiscono ancora dal Movimento. Il pensiero va al reddito di cittadinanza, che i leghisti vorrebbero a tempo limitato. Al posto della legge Fornero, la soglia della pensione sarebbe definita dalla «quota 100» ottenuta sommando l’età del lavoratore e gli anni di contributo versati. Sui temi economici la sintesi pare venire dalla figura dell’economista Michele Geraci, docente di discipline finanziarie in Cina che Salvini stima e che ha anche collaborato col blog di Grillo. Geraci teorizza che l’adozione simultanea di misure di sussidio e flat tax (si parla di due sole aliquote) possa rimpinguare il bilancio dello Stato e rilanciare i consumi.

Ognuno ha il suo core-business da tutelare. Salvini rispolvera il suo tormentone elettorale, e dice con espressione vagamente minacciosa, di volere «mano libera sui migranti».

I temi della sicurezza, la polemica contro la riforma delle carceri e il ricorso alle pene alternative forse rappresentano il terreno sul quale questa alleanza ha cominciato a nascere, nella scorsa legislatura. Sui migranti i grillini condividono l’urgenza di fermare gli sbarchi e «il business dell’immigrazione». Le divergenze riguarderebbero le espulsioni. Entrambe le delegazioni (la Lega per ovvi motivi) non mettono in discussione i rigidi vincoli all’immigrazione legale posti dalla legge Bossi-Fini. Parlano di «migranti» ma di fatto si riferiscono soltanto ai richiedenti asilo. Tutti gli altri sono clandestini da espellere, si tratta solo di capire come: il M5S vuole portare la questione in Europa, la Lega sveltire i rimpatri.

Poi c’è la legittima difesa. Dal Movimento dicono che «c’è sintonia, solo che la Lega alcuni punti li vuole più forti e noi un po’ meno».

Le distanze si allargano però anche sulle infrastrutture. I Cinque Stelle non possono cedere su alcune delle questioni fondative della loro storia, a partire dalla Tav, su cui resta la loro contrarietà. La Lega ha tutt’altro approccio, assieme alla grande opera in Val di Susa promuove la Gronda in Liguria, il Mose a Venezia (sostenuto da Zaia), la Pedemontana e l’autostrada della Valtrompia voluta fortemente dalla giunta Maroni.

Le trattative riprendono questa mattina alle 9.30. Di nuovo a Roma, dopo la trasferta milanese che doveva spostare nella città di Casaleggio e della giunta regionale di Fontana le attenzioni del futuro esecutivo. Per Toninelli i lavori termineranno «al massimo tra 72 ore». I grillini contano di sottoporre il tutto al vaglio degli iscritti alla piattaforma Rousseau, «entro il fine settimana».