In tempi non sospetti ci aveva già pensato il consiglio comunale di Cadoneghe con la delibera numero 74 approvata il 28 settembre 2017 (contrarie solo Sandra Maritza Escobar e Renza Mavolo del M5S). È il Comune di 16 mila abitanti che nel 2010 aveva anche dedicato una via a Clemente Lampioni, il “ribelle” troppo spesso espunto dalla storiografia ufficiale della Resistenza.

A Cadoneghe, per iniziativa del sindaco Michele Schiavo che ha proposto la delibera, grazie all’articolo 10-bis del regolamento comunale «non potranno in alcun caso essere concessi in uso spazi e aree pubbliche per lo svolgimento di conferenze, incontri e manifestazioni di qualsiasi natura alle organizzazioni e associazioni che direttamente si richiamano all’ideologia, ai linguaggi e rituali fascisti, alla sua simbologia».

Di più: nella domanda di concessione occorre l’impegno a rispettare la disposizione costituzionale che vieta la riorganizzazione del partito fascista.

Così si sta formando il «fronte antifascista» dei sindaci veneti.

Perfino a Padova, dove il 17 luglio scorso la nuova giunta non aveva brillato contro la manifestazione di Forza Nuova. Anzi, la capogruppo della lista Lorenzoni aveva dichiarato: «Il fascismo è finito nel 1945». Ma il sindaco “civico” Sergio Giordani nel frattempo sembra aver cambiato idea, perché annuncia una delibera-fotocopia di quella approvata a Cadoneghe. E comunque mette le mani avanti: «Attenzione. Fino al 4 marzo abbiamo le mani legate: non si può vietare di manifestare ai candidati, di qualsiasi parte siano».

Nel frattempo, Achille Variati che è agli sgoccioli del doppio mandato a Vicenza applica la linea dell’Anpi. Nella delibera da sottoporre al consiglio comunale si prevede il giuramento costituzionale di ripudio del fascismo come condizione preliminare all’utilizzo di sale, spazi e suolo pubblici.

E nell’altro capoluogo di provincia atteso dalle amministrative gli fa eco Giovanni Manildo: «L’apologia di fascismo è già reato. È triste, ma necessario, che una comunità abbia bisogno di formalizzarlo ulteriormente. Provvedimento da adottare e evidenziare. Ne parlerò nella prossima seduta di giunta e poi in consiglio comunale» spiega il sindaco di Treviso.

In questi giorni analoghe iniziative si moltiplicano, anche sull’onda delle precedenti scelte di municipi che sfuggono ai riflettori.

Bassano del Grappa (Vicenza), città medaglia d’oro per meriti partigiani dal 1946, prepara la sua mozione nella conferenza dei capigruppo.

Henri Tommasi, sindaco Pd di Cavarzere nel Veneziano, può rivendicare il ruolo di apripista: «Il nostro Comune si è schierato l’anno scorso. Una decisione preventiva, un rafforzativo del divieto di ricostituzione del partito fascista che abbiamo voluto sottolineare».

Ai rigurgiti nazisti, invece, si è opposto recentemente Marco Dori a Mira sempre con la modifica del regolamento comunale.

In perfetta controtendenza, la nuova amministrazione di centrodestra a Verona.

Il consigliere Paolo Rossi della civica che ha sostenuto il sindaco Federico Sboarina prepara il divieto alle «manifestazioni di estrema sinistra potenzialmente sovversiva».