Dal primo ottobre il Fsb, i servizi di sicurezza russi, ha introdotto lo stato di emergenza nelle provincie daghestane di Babayurtovsky e Kizilyurtovsky. La misura è scattata dopo che nelle settimane precedenti le brigate guerrigliere islamiste e indipendentiste sono tornate molto attive nella regione con assalti ai commissariati di polizia, attentati dinamitardi e azioni terroristiche costate la vita a 12 agenti.

Le azioni di rastrellamento del servizi speciali russi – secondo le agenzie ufficiali – hanno portato all’arresto di decine di ribelli mentre nei combattimenti sono finora stati uccisi 23 guerriglieri (la polizia ha invece perso tre uomini).

Secondo l’intelligence russa, la recrudescenza del «terrorismo islamico» è in parte da attribuire al fatto che molti combattenti caucasici o dalle repubbliche ex sovietiche centroasiatiche già in forza nell’Isis stanno rientrando dalla Siria.

Lungo il confine meridionale con l’Ucraina avvengono costanti tentativi di gruppi di miliziani di entrare in Russia. Domenica in un blitz appena fuori Mosca la polizia ha arrestato una cellula di estremisti kirghizi che progettava un attentato alla metropolitana della capitale.