La rivendicazione di Daesh è arrivata ieri sera, in arabo e con un lungo messaggio. Forse da prendere con le molle ma comunque impossibile non registrarlo. Padre Piero Parolari (è anche medico), salvo ma ferito gravemente l’altro ieri in una sparatoria nella cittadina bangladese di Dinajpur quando tre uomini in moto gli hanno sparato, sarebbe stato colpito da militanti di Daesh che ha anche rivendicato un attentato a un membro della comunità Bahai e l’assassinio di un uomo politico locale. La stampa del Bangladesh dà risalto al messaggio che, secondo il Daily Star di Dacca, è arrivato via twitter.

Ma secondo il sito di analisi “Site” esisterebbe un testo ben più lungo di 140 caratteri e rilanciato dall’agenzia Amaq News in cui si ricostruisce l’attentato a Parolari, definito un «crociato» nel gergo classico dello Stato islamico.

Nelle stesse ore per altro, il video «Paris before Rome», diffuso sempre dai jihadisti di Al Bagdadi, rilanciava proprio l’Italia tra gli obiettivi del califfato benché poi il video si concentri su Stati uniti e nuovamente la Francia.

Per il caso Parolari la polizia ha intanto operato una serie di arresti tra cui quello di Mahbubur Rahman Bhutto, segretario generale della sezione di Dinajpur della Jamaat-e-islami (partito islamista ma che Daesh considera deviazionista e traditore della causa jihadista), il cui ramo giovanile studentesco potrebbe avere legami con organizzazioni fuori legge e affiliati a Daesh.

Nell’ultimo numero di Dabiq, la pubblicazione mensile di Daesh, un articolo sul Bengala (che rilancia l’esecuzione di Cesare Tavella) chiarisce proprio le differenze ideologiche tra i vari gruppi del Paese anche se i redattori in realtà non menzionano nessuna organizzazione amica – nemmeno il famigerato Ansarullah Bangla Team, ritenuto l’erede di Daesh in Bangladesh – ma la presenza, genericamente diffusa, di mujaheddin naturalmente fedeli al califfato.