In principio fu il caso Spotlight, il primo scandalo di abusi sessuali su minori commessi da preti ad assumere una risonanza mondiale e a togliere il coperchio su un crimine che da decenni affliggeva la Chiesa cattolica in tutto il mondo ma di cui si sapeva poco o nulla.

Spotlight era il team di giornalisti del Boston Globe che nel 2002, a partire dalla notizia di un parroco accusato di abusi sessuali su molti giovani, rivelò le violenze su centinaia di minori da parte di circa 80 preti dell’arcidiocesi di Boston e l’insabbiamento dello scandalo da parte delle istituzioni che proteggevano i colpevoli, trasferendoli in altre parrocchie dove continuavano gli abusi su nuove vittime.

Da Boston, lo scandalo pedofilia si allargò a tutti gli Usa: una ricerca censì 7mila casi e oltre 4mila preti e religiosi coinvolti fra il 1950 e il 2002, alcune diocesi dichiararono bancarotta per i giganteschi risarcimenti pagati alle vittime. La magistratura della Pennsylvania lo scorso agosto ha accertato che 300 preti hanno molestato e violentato più di mille bambini dal 1947 ad oggi.

Negli anni successivi lo scandalo varca l’Atlantico ed esplode in Irlanda: la rete delle “Case Magdalene” – le vittime erano soprattutto ragazze da “rieducare”, le carnefici le religiose che gestivano gli istituti – ma anche numerosi casi di pedofilia. Poi il resto d’Europa, con centinaia di episodi in Austria, Germania, Malta, Belgio, Paesi Bassi, Svizzera, Spagna, Regno Unito, Francia, Italia. E del mondo: l’Africa – dove erano le suore a subire violenze da parte di preti –, l’Australia (dove si attende a breve la sentenza per il cardinale Pell), il sud America con l’ultimo caso, il Cile, inizialmente minimizzato dallo stesso Francesco.