Doppia bocciatura. Sul fronte della difesa dell’ambiente, sempre caldo in Sardegna, due segnali forti arrivano da Roma. Il ministero dell’ambiente invia una nota ufficiale in cui spiega perché la legge approvata il 13 luglio dalla giunta del sardo-leghista Christian Solinas che smonta il Piano paesaggistico regionale (Ppr) è anticostituzionale; il ministero dei beni culturali, attraverso la Soprintendenza del Sud Sardegna, dichiara inaccettabile il progetto di una società di proprietà di Renato Soru di abbattere un edificio storico su una spiaggia per costruire un albergo.

La partita più grossa è ovviamente quella sul Ppr. I tecnici del ministro Sergio Costa in una nota inviata tre giorni fa a Solinas non usano mezze misure: la legge approvata dal consiglio regionale della Sardegna è anticostituzionale perché cancella il principio di copianificazione tra governo e Regioni in materia ambientale previsto dalla Carta. Principio il cui azzeramento dà ora alla Regione Sardegna mano libera, mettendo fuorigioco non soltanto, per quanto riguarda l’ambiente, il ministero guidato da Costa, ma anche, per quanto riguarda i beni architettonici e il paesaggio, quello affidato a Dario Franceschini. La nota ufficiale di Costa è un chiaro segnale di stop a Solinas, che prelude a un’impugnazione della legge sarda da parte del governo Conte. Eventualità che porterebbe a un conflitto tra Stato e Regione Sardegna e quindi all’apertura da parte della Consulta di un’istruttoria sulla costituzionalità o meno delle norme votate in Sardegna.

Pieno appoggio all’azione di Costa viene dal Wwf Italia, che ha inviato una nota al presidente del consiglio Giuseppe Conte con la richiesta di intervenire per bloccare immediatamente la legge anti Ppr. «Sono norme – dice Carmelo Spada, delegato per la Sardegna dell’associazione ambientalista – incostituzionali. Questa valutazione, già espressa da tutto il movimento ambientalista, viene ora fatta propria da ministero dell’ambiente. Il governo dovrà tenerne conto».

La seconda partita è quella che ha come protagonista Soru, proprietario, attraverso una sua società immobiliare, di un ex colonia estiva per i bambini degli ex minatori del Sulcis (Sardegna sud-occidentale) sulla spiaggia di Funtanazza. L’edificio è stato costruito alla fine degli anni Cinquanta. Soru vorrebbe demolirlo per sostituirlo con un immobile identico all’esterno ma ristrutturato all’interno, che diventerebbe un hotel a cinque stelle. L’altro ieri il comune di Arbus, il paese nel cui territorio sorge la colonia estiva e che quindi deve concedere l’eventuale nulla osta all’abbattimento e alla ristrutturazione, prima di decidere ha convocato per remoto una conferenza di servizi, alla quale hanno partecipato gli oltre trenta soggetti che, secondo le norme vigenti, avevano titolo a esprimere un parere. E sono arrivati tre no. Uno dal ministero dei beni culturali attraverso la soprintendenza di Cagliari; un secondo dal parco geominerario del Sulcis entro i cui confini sta Funtanazza; un terzo, inaspettato, dall’ufficio tecnico dello stesso comune di Arbus. Soprintendenza e Parco geominerario ricordano che la colonia estiva rientra nell’elenco nazionale dei beni storici da proteggere e quindi non può essere abbattuta. A certe condizioni può essere ristrutturata, ma non può essere buttata giù dalle ruspe. L’ufficio tecnico del comune di Arbus rileva invece che nell’attuale piano urbanistico del piccolo centro sardo l’area di Funtanazza è tra le zone in cui non sono consentiti interventi come quelli che vorrebbe realizzare Soru.

A questo punto la palla passa al sindaco e alla giunta di Arbus, che dovranno decidere se rispondere a Soru con un sì o con un no. Ovviamente, un no aprirebbe un conflitto tra comune e ministero dei beni culturali. Conflitto dagli esiti scontati, perché Franceschini non avrebbe difficoltà a far prevalere le norme di carattere nazionale.