Non ha il minimo dubbio: «È il primo governo in assoluto in 35 anni che si permette di prendere impegni che non sa rispettare». E domenica nell’aula del consiglio comunale, come nel piazzale della stazione, è pronto a manifestare fino in fondo «l’incazzatura» nei confronti di Delrio, Poletti e Renzi.

Paolo Bolognesi, classe 1944 da Monghidoro, deputato Pd, è il presidente dell’associazione tra i familiari delle vittime della strage di Bologna del 2 agosto 1980. Scandisce: «A questo punto, ognuno deve rispondere in prima persona di quel che promette e non mantiene, perché così il governo offende la dignità di tutti i cittadini italiani non solo i familiari e le vittime della strage».

Cos’è che il ministro Delrio aveva assicurato?

Sono 11 anni, non un giorno, che si aspetta di risolvere la questione dei risarcimenti. Tutti i parlamenti che si sono succeduti hanno approvato ordini del giorno, rimasti lettera morta. A Delrio abbiamo sottoposto dieci punti per chiudere finalmente il contenzioso. E lui, ufficialmente, ci aveva risposto: a settembre tutto risolto, perché lo inseriamo in un decreto. Invece, poi ci ha detto: si deve aspettare la legge di stabilità. Per noi, due mesi in più dopo 11 anni non facevano certo la differenza.

E invece?

Sono deputato e Delrio mi prospetta di presentare un emendamento che il governo avrebbe fatto proprio. Ovviamente, procedo: bocciato. Lo fa il governo con l’Inps, peccato che così ci mettano 8 mesi per interpretarlo e scoprire che non c’erano i fondi. Finché il Consiglio di stato chiede un’altra legge al parlamento…

L’altra cocente delusione?

Aprile dell’anno successivo: la norma sulle pensioni tra cui quattro per i bambini all’epoca delle stragi di Bologna, del treno 904 e di via Georgofili che hanno l’80% di invalidità. A fine 2014 c’è la copertura finanziaria, ma l’Inps non applica la norma e vuole l’interpretazione del Consiglio di stato. Capice? Un «mulino a vuoto» stupido e incredibile. Nessuno si vuol assumere responsabilità.

E il reato di depistaggio?

Delrio e Poletti avevano promesso una «corsia preferenziale», dopo 10 anni di proposte di legge. Ho ripresentato il testo: un calvario pazzesco. A fine 2014 la Camera approva, ma la legge è bloccata al Senato e non c’è verso.

Ma almeno il premier Renzi fresco d’insediamento a palazzo Chigi ha sbloccato i documenti top secret…

Una direttiva che lì per lì ci aveva esaltato: era ora, tutte le carte a disposizione. Invece, non c’è un elenco dei documenti declassificati. E così succede sempre di tutto e di più. Il Viminale? Ci risponde che non ha niente sulle stragi neofasciste e, quindi, non rilascia niente. E i legami fra terroristi, Gelli, colonnelli greci, America latina? Silenzio. Dopo un anno il ministero sostiene la necessità di pre-selezionare i documenti. Ecco perché ci incazziamo: quella di Renzi era una direttiva senza gambe, buona per guadagnarsi i titoli dei giornali.

E con i servizi segreti com’è andata?

Abbiamo presentato una lista di 70 quesiti. Dopo un anno, hanno concesso quattro domande di cui una sui legami fra Gelli e il gruppo Fioravanti-Mambro. La risposta? Non c’è niente. Ma come, dico io? Ma se la documentazione ce la siamo ricostruita come associazione 2 agosto, incrociando per via informatica le carte digitalizzate dei processi di Bologna, Brescia e sul Banco Ambrosiano. Questa è l’affidabilità di certa gente: ancora oggi vogliono coprire tutto. Davvero non c’è da fidarsi: ed è un’altra vergogna che si aggiunge a tutte le altre.

Domenica a Bologna cosa dirà come presidente dell’associazione 2 agosto?

Né più né meno di quel che le ho appena riassunto. Nessuno può permettersi di venire a Bologna a prendere impegni che non sa o non vuole realizzare. È una cerimonia che ancora oggi viene seguita in tutto il mondo. I morti e i feriti del 1980 vanno rispettati, come i loro familiari e amici. Tanto più se si parla a nome di un’istituzione come il governo. Nell’aula del consiglio comunale, davanti al presidente del Senato e alle altre istituzioni, ricorderò anche la petizione che l’associazione ha lanciato dal sito avaaz.org. E nel discorso in piazza lo ribadirò pubblicamente: al governo chiediamo solo di essere di parola.