Virginia Raggi ha dichiarato guerra al Mibact e al suo ministro Dario Franceschini (e per estensione al governo). L’oggetto del contendere è il bene supremo della città, il Colosseo, o meglio il Parco archeologico autonomo, contro cui «Roma Capitale ha presentato ricorso al Tar per chiedere l’annullamento del decreto che lo istituisce».

La scelta della data per accendere la miccia non è poi così casuale: il 21 aprile, nascita di Roma, il Campidoglio insorge. «Come sindaca, non posso sorvolare sul fatto che lo Stato centrale voglia gestire in totale autonomia il territorio della città che, invece, è patrimonio dei suoi cittadini, e senza concertata con i suoi rappresentanti diretti. Roma è patrimonio del mondo, di chi vi abita e di chi viene qui ogni giorno per lavoro o per ammirarne le bellezze. È inaccettabile che ci possano essere aree di serie A e aree di serie B. Si tratta di una materia in cui c’è un proliferare di enti, organismi e istituzioni che si occupano a vario titolo del patrimonio culturale, creando una confusione senza pari».

Con l’entrata in vigore del decreto Mibact, il Parco archeologico del Colosseo sottrarrebbe gran parte delle risorse alla sovrintendenza speciale, perlopiù derivanti dall’Anfiteatro Flavio.

«Il patrimonio culturale di Roma è un valore strategico per lo sviluppo di una economia moderna, come per nuove politiche di turismo sostenibile – ha rincarato la dose il vicesindaco Luca Bergamo -. Le decisioni non possono essere unilaterali perché senza una strategia concordata va perduto il contributo che Roma può dare allo sviluppo del Paese».

La risposta di Franceschini è cinguettante: «incredibile: @virginiaraggi impugna al Tar la scelta di dare al #Colosseo vera autonomia e direttore scelto con selezione internazionale!». La scelta del direttore per il Parco è già in corso da tempo: 84 i candidati da tutto il mondo.