Niente fuoco amico della maggioranza sul governo. Dopo 1700 emendamenti presentati sulla legge di bilancio dai partiti che sostengono il Conte bis il segretario del Pd Nicola Zingaretti non vede «tensioni tra governo e gruppi di maggioranza». «Ora si apra una fase di sintesi per arrivare a un punto di equilibrio» ha detto presentando ieri nella sala Nassyria del Senato i 20 emendamenti che il suo partito «segnalerà» tra i più importanti nella scrematura attesa: dagli attuali 4550, gli emendamenti passeranno a giorni a 5-700 secondo una quota proporzionale alla rappresentatività dei gruppi a palazzo Madama. Il Pd è stato il più prolifico: ne ha presentati 900. Ora si concentra sulle modifiche a plastic e sugar tax, auto aziendali e, tra l’altro, sull’allungamento fino a dieci giorni dei congedi di paternità. «A saldi invariati» ha precisato il capogruppo Pd al Senato Andrea Marcucci.

IL SEGRETARIO della sintesi e dell’equilibrio Zingaretti non ha rinunciato tuttavia alla battuta. E, in tempi di tempeste in un bicchiere d’acqua (plastic tax e tasse sulle auto aziendali sono «il 5% della manovra» per il ministro dell’economia Gualtieri) il motto di spirito traduce la verità della politica. «Renzi ha detto che ci sono 120 miliardi sbloccabili per le opere pubbliche? Ammazza oh!» ha detto arrotando l’accento romanesco. «Dove prendiamo i soldi? Nel cassetto…». ha risposto Renzi. E via così motteggiando. Non c’è pace per lo «sblocca cantieri». Dopo le capriole fatte dai gialloverdi del «Conte 1» per riapprovarlo tra feroci polemiche di associazioni antimafia, dei sindacati e dell’Anac di Raffaele Cantone, eccoci di nuovo davanti al mistero dei fondi che ci sono ma non si riescono a spendere. Sulla via cementizia alla crescita che non c’è tornerà presto l’ombra dei commissari che superano la burocrazia. Le lasche norme esistenti non sono ritenute capaci di farlo.

IL CONFLITTO tra Pd, Cinque Stelle e Italia Viva riguarda anche «quota 100». «Con il reddito di cittadinanza sono venti miliardi buttati via» sostiene Matteo Renzi che vuole abolirli per finanziare l’assegno unico per le famiglie. «È un diritto acquisito, non si tocca» ha replicato ieri Graziano Delrio, capogruppo Pd alla Camera. I renziani chiedono l’abolizione delle tasse sulla plastica e gli zuccheri. Il Pd si oppone. E così via. La sintesi arriverà, assicura Zingaretti. Ma l’oscar della giornata di ieri va senz’altro a Matteo Salvini: «A queste tasse io preferisco un condono fiscale tutta la vita». È una certezza: quando in pratica guidava l’altro governo ne hanno approvati nove.

IL GOVERNO è impegnato nell’operazione ottimismo che allunga la vita. Il presidente del Consiglio Conte è tornato a ribadire che la manovra – oggi sarà giudicata da Bruxelles, da giovedì il commissario Ue Pierre Moscovici sarà a Roma- è «il più grande taglio delle tasse degli ultimi tempi». Allude al mancato aumento di 23 miliardi di euro dell’Iva. Il ministro dell’economia Gualtieri su twitter ha rivelato il senso del taglio virtuale: «Eh ma si tratta della cancellazione di un aumento prima ancora che entri in vigore. Chi se ne accorge? Se dal primo gennaio l’aliquota del 10% passa al 13% (+9 miliardi) e quella del 22% passa al 25,2% (+14 miliardi) io me ne accorgo. Voi no?» ha scritto. Può darsi di no. L’aumento, avvenuto sotto il governo precedente, è stato annunciato, ma non è avvenuto. Il taglio è su una previsione, non su un dato di fatto. Sono strategie comunicative, utili forse a reagire dopo gli scossoni provocati dalle micro-tasse sulle quali la maggioranza è divisa.

SERGIO MATTARELLA, presidente della Repubblica, ieri ha sostenuto le ragioni dei comuni che chiedono la stabilizzazione di 300 milioni dall’Imu Tasi in manovra. All’incontro dell’Anci che ha confermato presidente il sindaco di Bari Antonio De Caro, Mattarella ha chiesto la fine dei «sacrifici» e la cooperazione con il governo. «È necessario superare irragionevoli blocchi» ha detto. Fino ad oggi i comuni hanno pagato 12,5 miliardi alla causa dell’austerità ha ricordato De Caro. I sindaci chiederanno di usare il bonus promesso per gli asili. Loro sono sul territorio, sanno dove intervenire. «Almeno ascoltateci». Conte lo farà in un incontro previsto il 27 novembre.