Cosa ha spinto più di centomila persone a camminare per la pace da Perugia ad Assisi? Come ci sono venute? Chi le ha organizzate? E ancora, a cosa è servito? In un tempo che sembra dominato dalla disillusione, dallo scetticismo e dalla rassegnazione quello che è accaduto domenica sulla strada di Aldo Capitini merita l’attenzione di tutti quelli che cercano ancora le vie del cambiamento.

La PerugiAssisi non è stata la classica, «tradizionale» direbbe qualcuno, manifestazione pacifista. È stata qualcosa di più: una grande, grandissima manifestazione popolare. Una fiumana di persone. Quindici chilometri di giovani, scuole, associazioni e istituzioni di ogni genere giunte da ogni parte d’Italia senza troppe etichette, bandiere e distinguo. Ciascuno con le proprie ragioni e tutti con qualcosa di positivo in testa e tra le mani. Talmente positivo da generare un clima gioioso, sereno, agli antipodi delle tensioni e della conflittualità di tutti i giorni.

Non era affatto scontato. Molte manifestazioni degli ultimi tempi sono andate deserte e altre sono finite in scontri. Quella di domenica ha fatto emergere una realtà diversa che la politica e l’informazione tendono a ignorare o sottovalutare. Domenica c’era una società in cammino. Una società che non ne può più delle appartenenze che dividono, che è ancora disposta a sacrificarsi ma solo per le poche cose che contano, che vuole difendere la propria umanità e che non vuole lasciarsi trascinare nello sprofondo più buio della terza guerra mondiale.

La PerugiAssisi, con il suo stile aperto e inclusivo, gli ha consentito di riunirsi e di ricomporsi, come accade nei periodici raduni di famiglia. Ma a fare la differenza, anche rispetto alle marce precedenti, è stato il protagonismo delle scuole e dei giovani. Anche questo non è avvenuto per caso.

Spesso invochiamo il protagonismo dei giovani ma quasi mai gli lasciamo realmente spazio. Spesso diciamo che dobbiamo investire sulla scuola ma quasi mai valorizziamo la sua capacità di generare nuova cultura e nuovi comportamenti. Domenica invece, giovani e scuole che da tempo sono impegnati in percorsi di cittadinanza democratica, incaricati di animare la Marcia hanno dato una lezione a tutti suscitando sorpresa ed emozione.
Di fronte alle guerre e alle gravissime crisi che stiamo vivendo, abbiamo bisogno di ripensare e rinnovare il nostro impegno per la pace, di accrescerne la qualità e l’efficacia, di unire le forze e promuovere il più ampio coinvolgimento di ragazzi e ragazze, gruppi, associazioni e istituzioni.

La strada da percorrere è incerta ma il luogo da dove dobbiamo partire è chiaro: è la nostra città, i territori in cui viviamo. È qui, e solo da qui, che noi possiamo tentare di ripartire per costruire una società nuova senza rinvii ad un domani quanto mai incerto e indefinito.

La prima sfida è culturale. La seconda è politica. La prima la vinciamo disertando la guerra che ci sta mettendo tutti contro tutti, che sta generando violenza dappertutto e provocando divisioni su divisioni tra individui, gruppi, famiglie, imprese e paesi. Non usciremo da questa crisi (che è prima di tutto antropologica) se non usciamo dalla logica della competizione selvaggia e ricominciamo a collaborare e ad essere solidali mettendo al centro l’attenzione verso gli altri. La nostra è ancora oggi una cultura di guerra ed è inutile che cominciamo a indicare le responsabilità degli altri: quella cultura è anche dentro di noi.

Per la seconda sfida, quella politica, occorre un’agenda chiara e anche questa Marcia PerugiAssisi l’ha riproposta chiedendo innanzitutto «lavoro non bombe». Nessun F35 potrà mai restituire sicurezza agli operai che come alle acciaierie di Terni rischiano il posto di lavoro. La sicurezza umana deve sostituire la sicurezza militare.
La pace è un diritto umano fondamentale e un bene comune che deve essere riconosciuto e applicato. I massacri vanno fermati e le popolazioni vanno protette. Ma la guerra non è mai una risposta e i bombardamenti non hanno mai risolto uno solo dei problemi che pretendevano di risolvere.

* coordinatore della Marcia PerugiAssisi