L’edizione 72 del Festival di Locarno (7-17 agosto), la prima diretta da Lili Hinstin, è dedicata a Freddy Buache, curatore della Cineteca svizzera scomparso il 31 maggi. A Buache (Pardo d’onore nel 1998), è rivolta la serata iniziale del festival con la proiezione in Piazza Grande – prima del film d’apertura di Ginevra Elkann, Magari – di Lettre a Freddy Buache (1982) di Godard.

FRA I TITOLI del concorso internazionale – il vincitore sarà scelto dalla giuria presieduta da Catherine Breillat e composta da Angela Schanelec, Nahuel Pérez Biscayart, Emiliano Morreale e Ilse Hughan – c’è Pedro Costa (Pardo d’argento nel 2014), che torna a Locarno con Vitalina Varela, storia di una capoverdiana che arriva in Portogallo tre giorni dopo il funerale di suo marito. In concorso anche la coproduzione italo-argentina Hogar di Maura Delpero, ambientato nel centro per ragazze madri che dà il titolo al film, sostenuto dal Torino Film Lab come A Febre di Maya Da-Rin. E poi Bergmàl – terzo film di Rúnar Rúnarsson, che aveva esorditoalla Quinzaine di Cannes con VolcanoDouze Mille di Nadège Trebal e During Revolution di Maya Khoury, documentario girato in Siria nel corso di sei anni a partire dall’inizio della guerra civile nel 2011. The Last Black Man in San Francisco, esordio di Joe Talbot, approda in concorso dopo aver vinto il premio alla regia al Sundance. E ancora Les Enfants d’Isadora di Damien Manivel, Height of the Wave di Park Jung-bum.

NEL PROGRAMMA di Piazza Grande – oltre ai titoli già annunciati di Elkann e Kurosawa – anche il nuovo film di Tarantino dopo il passaggio a Cannes, Once Upon a Time in Hollywood (in Italia uscirà il 19 settembre), Il nido di Roberto De Feo, Notre Dame di Valérie Donzelli e il secondo film di Bong Joon-ho: Memories of Murder (2003).
In concorso nella sezione Cineasti del presente c’è un documentario italiano, L’apprendistato di Davide Maldi, il racconto del primo anno di formazione del protagonista Luca e dei suoi compagni di classe presso un istituto alberghiero. E poi L’ile aux oiseau di Maya Kosa e Sergio da Costa, 143 Rue du désert di Hassen Ferhani, Marveilles a Montfermeil di Jeanne Balibar. Un titolo italiano anche fuori concorso: Non è sogno di Giovanni Cioni, progetto girato in prigione e ispirato a Cosa sono le nuvole di Pasolini e a La vita è sogno di Pedro Calderòn de Barca, mentre fra i cortometraggi – insieme a Nimic di Yorgos Lanthimos – c’è il nuovo lavoro di Yuri Ancarani, anch’esso ambientato in un carcere: San Vittore.

Fuori concorso anche il nuovo film di Marie Losier, Felix in Wonderland, mentre la neonata sezione Moving Ahead (nuovo nome di Signs of Life) ospita Un film dramatique di Eric Baudelaire. Fra gli omaggi si terrà la prima edizione del Premio utopia, che nel trentennale di «Fuori orario» andrà a Enrico Ghezzi, mentre il Leopard Club Award va a Hillary Swank e il Pardo d’onore a John Waters al quale rende omaggio anche la prima selezione di Virtual Reality a Locarno: Gender Bender. Un omaggio pure a Bruno Ganz, scomparso a febbraio, con la proiezione di L’eternità e un giorno di Theo Angelopoulos.