La Lega di Salvini vice premier ha in corpo un bel po’ di scorie. Perfino al di là della vicenda dei 48 milioni, che già a settembre verrà risolta «in nome del popolo italiano».

Tanto per cominciare venerdì a Milano è rispuntata la scritta a caratteri cubitali «Grande Nord» in via Fermi a due passi dalla storica sede del Carroccio. E il 15 settembre a Venezia è annunciata la manifestazione «Lega Padania Nazione» replica della storica adunata in camicia verde. Poi ci sono i militanti alle prese con il “bollino blu” del tesseramento 2018 da applicare alla vecchia adesione alla Lega Nord per l’indipendenza della Padania. E soprattutto ribolle, sotto traccia, l’identità originale che nessuna sbornia elettorale può cancellare. Clamorosa l’espulsione a Verona del capogruppo comunale Mauro Bonato, che ha innescato la “guerra per bande” nella città feudo del ministro Lorenzo Fontana, già europarlamentare e vice sindaco.

In buona sostanza, il Capitano di palazzo Chigi dopo Ferragosto sarà chiamato a fare i conti con lo “zoccolo duro leghista”. Tanto più che si apre – per forza di statuto – una stagione congressuale che comporterà un dibattito tutt’altro che scontato. Questa, di fatto, sarà l’estate della definitiva trasformazione camaleontica dell’ultimo partito della Prima Repubblica (al verde nelle casse) nel nuovo contenitore blu felpato, in stile tricolore e post berlusconiano. Con buona pace del “barbaro sognante” Roberto Maroni, già sostituito dal devoto Attilio Fontana alla guida della Lombardia? O del governatore veneto Luca Zaia, il solo capace di vincere il referendum autonomista nella regione più… «padana» d’Italia?

Di certo, lo spin doctor Luca Morisi e i fedelissimi dottori in Economia e commercio di via Angelo Maj 24 a Bergamo si sono applicati sul fronte della comunicazione e della gestione contabile. E il giovane Matteo ritratto dalla Bbc è solo un pallido ricordo: lo zar Salvini al Viminale incarna la versione 4.0 del fascio-leghismo. Lo confermano i 35 articoli dello statuto pubblicato il 14 dicembre 2017 dalla Gazzetta Ufficiale. La Lega di Salvini ha cassato 139 volte il termine «nord» e 12 volte «Padania». Nel simbolo non ci sono più Alberto da Giussano, il leone di San Marco e il Sole delle Alpi. Addio a chi aveva sottoscritto l’atto costitutivo della Lega Nord il 4 dicembre 1989 e a chi aveva proclamato in laguna il 15 settembre 1996 l’indipendenza della Padania. E soprattutto Umberto Bossi non è più (articolo 14 del vecchio statuto) «il padre fondatore della Lega Nord nominato Presidente Federale a vita, salvo rinuncia». Eppure Bossi il 4 marzo è stato di nuovo eletto e spicca fra i 58 senatori del gruppo «Lega- Salvini Premier- Partito Sardo d’Azione», mentre i 125 deputati appartengono già tutti al nuovo partito nazionale doc.

Dunque, la “vecchia” Lega si scioglie? A rigor di logica, solo in base all’articolo 7 del suo statuto: «Lo scioglimento della Lega Nord può essere deliberato dal Congresso Federale, ordinario o straordinario, con la maggioranza dei quattro quinti dei presenti». E il patrimonio? Articolo 26: «La Lega Nord non persegue fini di lucro. Tutto quanto è nella libera disponibilità e godimento della Lega Nord costituisce il suo patrimonio». Tanto più che nei consigli regionali (e nei comuni) i gruppi continuano a identificarsi con l’eredità di Bossi. Come del resto i sei europarlamentari targati Lega Nord-Die Freiheitlichen-Basta euro.

Insomma, non è proprio semplice traslocare. Da via Bellerio 41 a via Privata delle Stelline 1, sempre a Milano. E nemmeno indolore archiviare «l’indipendenza della Padania attraverso metodi democratici e il suo riconoscimento internazionale quale Repubblica Federale indipendente e sovrana». Per di più convincendo i militanti che ora si tratta di lottare per una «pacifica trasformazione dello Stato italiano in un moderno Stato federale attraverso metodi democratici ed elettorali. Lega per Salvini Premier promuove e sostiene la libertà e la sovranità dei popoli a livello europeo».

Il congresso dovrà poi ratificare una “rivoluzione” organizzativa, perché Salvini ha disegnato soltanto 7 riferimenti territoriali: Valle d’Aosta – Vallee d’Aoste, Piemonte, Liguria, Lombardia, Trentino, Alto Adige – Südtirol e Veneto. Dunque, la Lega di Salvini sembra avere bisogno soltanto di voti elettorali in Emilia, Friuli, Marche, Romagna, Toscana e Umbria senza più “segretari nazionali”, dirigenti di circoscrizione e iscritti alla Lega Nord.

Stessa sorte per il Movimento Giovani Padani già sostituito in primavera con un più nazionalista «Lega Giovani». Il piccolo Putin del Viminale procede come un capitano di ventura?