Ancora morti. Il mare gioca con l’innocenza e ci consegna nuove vittime. Troppe. L’Europa litiga al suo interno e archivia le tragedie. Meglio tacere. I signori del Palazzo invitano alla calma. Dobbiamo abituarci, dicono. I volti della disperazione passano in secondo piano. Privati di empatia, trasformiamo le disgrazie in politiche di bilancio, in affari burocratici. Gli affogati sono numeri che si aggiungono ad altri numeri. Il linguaggio ipocrita anticipa non di rado la rettitudine morale e il pianto non interroga più. Cosa fare? Come muoversi? Il vento populista offende il dolore dei buoni e scorge ovunque la minaccia. Il diverso va emarginato, espulso se necessario perché la verità risiede qui, nelle nostre case, fra la nostra gente. Voltiamo le spalle alle sofferenze dell’umanità per divenire sacerdoti dell’indifferenza. Il silenzio e il rispetto di ogni anima si allontanano dal nostro lessico. L’orrore non fa più orrore.
Un plauso dunque all’iniziativa promossa di recente dal sindaco del Pd di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà. Suo padre, Italo, cresciuto tra le fila del Pci, e anch’egli sindaco, ha dato lustro a questa città. Il periodo in cui ha amministrato coincide con la «primavera di Reggio». Poi, com’è noto, è tornato l’inverno con la giunta di destra. L’era Scopelliti, infatti, si è chiusa in modo traumatico con lo scioglimento del Consiglio e il conseguente commissariamento del Comune. Adesso la città ha riposto le sue speranze di rinascita nel giovane Falcomatà che sta cercando di ripagare la fiducia dei reggini con azioni mirate al rilancio economico e sociale.
Sindaco, cos’è successo domenica 29 maggio?
A Reggio Calabria sono arrivate le salme di 45 migranti morti in mare dopo l’ennesimo naufragio dei barconi della speranza: 6 uomini, 36 donne e 3 bambini di pochi mesi. Una tragedia per l’intera comunità.
Il Porto di Reggio ha conosciuto in passato episodi simili? Reggio accoglie migranti ormai da moltissimi anni. Ad ogni sbarco scopriamo il grande cuore dei reggini, l’instancabile lavoro dei volontari e delle istituzioni che in sinergia lavorano per assicurare una degna accoglienza. Anche questa volta non potevamo tirarci indietro, accogliendo i loro corpi che hanno trovato sepoltura in un cimitero della frazione collinare della nostra città, ad Armo, nella nuda terra rispettando la tradizione islamica. Vedere i parenti delle vittime piangere i loro cari è stato un momento molto toccante che ci fa riflettere sul ruolo che la nostra comunità deve far valere nel processo di dialogo e di cooperazione tra i popoli del Mediterraneo.

A questo gesto di umanità come ha reagito la città?
Reggio è terra di accoglienza, di inclusione e di integrazione. I cittadini hanno risposto positivamente apprezzando la decisione dell’amministrazione ed organizzando una veglia in ricordo delle vittime. Per questo motivo, ogni 3 giugno nella nostra città, sarà sempre la giornata della memoria delle vittime delle migrazioni, per non dimenticare e, soprattutto, per educare le nuove generazioni ai valori della solidarietà.

Vuole essere anche un preciso segnale alle destre xenofobe?
No. Noi facciamo la nostra parte rimanendo umani e ricordando che anche il nostro popolo, in passato, è stato costretto a emigrare per costruirsi un futuro. Siamo istituzioni e, come tali, dobbiamo dare l’esempio.
Come pensa di tradurre tutto questo in termini politici?
Sono convinto che Reggio Calabria possa diventare simbolo di fratellanza e di civiltà tra i popoli del Mediterraneo, sia grazie alla sua posizione geografica che alla sua secolare tradizione di accoglienza e di ospitalità. È la nostra storia a dirlo.

Reggio è sede di passaggio per i migranti, oppure vi sono strutture che accolgono parte di loro in maniera permanente?
Abbiamo presentato al ministero dell’interno un progetto che è stato approvato, e con i fondi Sprar accoglieremo 33 migranti richiedenti asilo. Oggi, grazie all’impegno dell’assessorato al Welfare abbiamo avviato in chiave sperimentale l’affido di minori stranieri non accompagnati alle famiglie reggine.

Il prossimo 22 giugno discuterà a Bruxelles di immigrazione. Cosa dirà?
A Bruxelles saremo con gli studenti dell’Istituto superiore Piria. Racconteremo la nostra esperienza chiedendo con forza all’Europa azioni politiche capaci di evitare che tragedie come quella del 29 maggio possano ripetersi.