Un gigante nella telefonia, un gigante che sta costruendo la rete 5G, unico caso nel campo degli attori nostrani delle Tlc. Per Huawei l’Italia è uno dei migliori mercati in Europa, un mercato profittevole che i fatti di questi giorni non stanno intaccando.

IL COLOSSO CINESE è arrivato da noi nel 2004 quando installò qui il suo Centro ricerche per le tecnologie microwave di Segrate, inaugurato a fine 2011 e che oggi lavora intensamente sul 5G e sui ponti radio per le reti mobili per lo sfruttamento delle altissime frequenze: 90 e 150 Ghz. Huawei sarà l’unico costruttore ad avere una propria rete 5G, mentre i concorrenti dovranno utilizzare (e pagare) quelle costruite da Nokia, Ericsson e Zte.

Se a Segrate nel 2013 vi lavoravano già 100 persone, nel resto del paese la quota totale raggiungeva cifra 700 addetti. Il miliardo di investimenti promessi quell’anno si è inverato, facendo diventare l’Italia il secondo mercato europeo dietro l’Inghilterra. Una crescita costante che, grazie ai modelli a prezzi inferiori rispetto alla concorrenza di Samsung ed Apple specie nella fascia cosiddetta media dei modelli che costano fra i 200 e 400 euro, a diventare leader nelle vendite di smartphone in Italia dallo scorso aprile. Il sorpasso nei confronti dei coreani di Samsung – che deteneva il primato di vendite dal 2011 – è arrivato proprio sei mesi fa quando i dati Gfk davano Huawei con il 33,7% del totale venduto contro il 33,5% di Samsung, più che doppiando la fetta di mercato di Apple ridotta al 12,6%.

IL PRIMO POSTO È ARRIVATO anche grazie al marchio Honor, che ad aprile deteneva il 2,9% del mercato italiano. Proprio martedì era arrivato l’ultimo annuncio. Il ceo di Huawei Italia Thomas Miao ha annunciato un nuovo centro ricerche che nascerà nelle vicinanze di piazza Duomo «focalizzato sul design e sul fashion» degli smartphone. I dipendenti in Italia ad oggi sono circa 700 suddivisi in 400 a Segrate e Milano e 300 a Roma con la sede al Parco de Medici. «Le relazioni sindacali sono pari a zero – spiega Fabrizio Tola, responsabile nazionale Tlc della Slc Cgil – ci hanno convocato nei mesi scorsi per un accordo per un finanziamento alla formazione, 200mila euro che venivano da Fondo Impresa. Ma quando gli abbiamo chiesto di legare questa firma all’apertura di una trattavia per un contratto aziendale hanno deciso di bloccare tutto. È come se si fossero spaventati di dover contrattare con noi sindacati. Una situazione molto diversa rispetto invece agli altri cinesi di Zte con cui invece abbiamo buoni rapporti sindacali e abbiamo invitato al nostro congresso la setimana scorsa», conclude Tola.

LA SINDACALIZZAZIONE È BASSA e concentrata nei 110 dipendenti ex Fastweb che sono stati acquisiti da Huawei nel 2012 come ramo d’azienda. Una caratteristica comune a tutti i paesi europei dove, come in patria, i sindacati sono mal visti.