Anche in una Cina ancora pressoché blindata agli ingressi internazionali la variante Delta rappresenta una minaccia. Tra giovedì e venerdì sono stati segnalati altri 13 nuovi casi di Covid nella città di Nanchino, nella provincia orientale del Jiangsu, dove un focolaio partito dall’aeroporto ha provocato la diffusione dell’infezione in altre 26 città cinesi in poco più di una settimana.

Secondo quanto dichiarato ieri da Ding Jie, vicedirettore del Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie, il contagio ha avuto origine da un volo cargo in arrivo dalla Russia: «a causa di misure di pulizia e protezione non conformi agli standard, è possibile che alcuni membri dello staff siano stati infettati, causando la diffusione del virus tra il personale delle pulizie». Lo scalo aeroportuale di Nanchino – dove è atterrato il 14 luglio il primo volo charter organizzato dall’Ambasciata italiana – è uno dei più trafficati del paese. Fattore che ha facilitato la propagazione della malattia dal Sud della Cina fino all’estremo Nord-Est, provocando la formazione di nuovi cluster.

Tra le zone più colpite quella di Zhangjiajie, noto sito paesaggistico del paese, dove il 22 luglio quattro persone infette che erano state all’aeroporto di Nanchino hanno preso parte a un evento culturale con 2.800 persone. Le autorità cittadine hanno richiesto la chiusura di tutte le mete turistiche, cinema e teatri, vietando inoltre gli assembramenti per contenere la diffusione della malattia. Nonostante le misure preventive a difesa della capitale, due casi correlati allo spettacolo teatrale sono stati riportati anche a Pechino, dove il governo municipale ha provveduto a isolare nove complessi residenziali, limitando gli spostamenti di oltre 41.000 persone. A livello nazionale sono 18 i contagi collegati a Zhangjiajie.

Dal 20 luglio scorso, in Cina, sono stati registrati complessivamente 184 casi, di cui 64 nella giornata di giovedì. La rapida diffusione del virus minaccia l’alta stagione turistica, mentre l’approssimarsi delle Olimpiadi invernali di Pechino 2022 lascia presagire nuove restrizioni, con possibili ripercussioni per la crescita economica. Come confermato ieri, l’Amministrazione nazionale per l’immigrazione ha persino smesso di rilasciare e rinnovare i passaporti per scopi non urgenti per cercare di ridurre al minimo i viaggi all’estero. Ma i disagi non interessano solo la popolazione cinese.

Preoccupazioni per le ferree disposizioni anti-Covid sono state sollevate anche dalle missioni diplomatiche che, durante un forum organizzato venerdì a Pechino, hanno perorato la causa delle centinaia di migliaia di studenti stranieri, a cui non è stato permesso di tornare nel paese a causa del mancato rilascio dei visti. Allo stato attuale, mancano i presupposti per un rapido ritorno alla normalità. Soprattutto considerati i timori per la dubbia efficacia dei vaccini cinesi contro la variante Delta. Secondo le autorità di Nanchino, alcune delle persone infette classificate tra i casi «gravi» erano state precedentemente immunizzate.

Al contempo, il rapido aumento dei contagi ha riacceso il dibattito sulla cattiva gestione della crisi sanitaria in alcune aree del paese. Nella giornata di mercoledì, la Commissione per l’ispezione disciplinare ha dichiarato che «le misure di prevenzione e controllo [adottate a Nanchino] non sono state attuate in modo efficace». Messaggio ribadito durante un incontro tra i funzionari del partito e le autorità sanitarie, in cui i presenti hanno esortato l’amministrazione locale ad assumersi la «responsabilità politica» di prevenire la diffusione del virus nelle altre città.