La gru si intravede nell’oscurità, dietro ai palazzi che, in questi anni, lungo la Spina 4 di Torino sono cresciuti come funghi. Fa freddo in via Cigna e il tempo minaccia neve. I quattro operai, tre di origine albanese e un italiano, che lunedì sono saliti in cima alla gru, non vogliono scendere. Un loro collega, ieri mattina, ha dovuto abbandonare la lotta, perché si è sentito male, ma gli altri non mollano. Chiedono il pagamento dei lavori fatti due anni fa per la costruzione del palazzo che sta alle loro spalle. Quei soldi – 130 mila euro – li attendono da sei mesi, ma la trattativa tra la ditta dei muratori e la società committente dei lavori è finita in un vicolo cieco.

Sta per iniziare la quarta notte all’addiaccio e Jimmy Bana, contattato telefonicamente, racconta: «Rimaniamo qui finché non ci pagano. Ora abbiamo iniziato lo sciopero della fame. Siamo disposti a tutto. Abbiamo cercato un compresso con i committenti, ma è stato inutile». Sotto alla gru, ci sono i familiari, preoccupati: «Non ci lasciano nemmeno avvicinare i nostri cari, isolati come lebbrosi». Le forze dell’ordine hanno delimitato il cantiere per questioni di sicurezza. «Stanno vivendo in condizioni pessime – racconta Angela Debora, figlia di Jimmy – hanno coperte, mangiano con le mani e l’igiene, là sopra, è ormai carente. Voglio lanciare un appello, la città si muova, venga a stringersi attorno a loro, perché è una battaglia che riguarda tutti. E, poi, vorrei che una ditta seria desse lavoro a muratori stranieri e competenti. Questo palazzo lo hanno costruito loro».

Già lo scorso agosto erano saliti per alcune ore sulla gru. La promessa di pagamento da parte dei titolari del cantiere e un bonifico di mille euro li aveva convinti a scendere. Ma poi la situazione si è di nuovo arenata. Così, lunedì hanno deciso di ritornare a 50 metri d’altezza, scegliendo una protesta estrema (emblematica di questi anni): «Abbiamo famiglie da mantenere, non avevamo scelta. Siamo stati abbandonati da tutti, politica e sindacati», spiega Bana.

Ezio Locatelli, segretario provinciale di Rifondazione comunista Torino, ieri mattina ha incontrato gli operai. «Non c’è più tempo da perdere. Al Prefetto di Torino, oltre che alle istituzioni locali, chiediamo di intervenire immediatamente per fare carico alle aziende immobiliari committenti, appaltatrici o comunque coinvolte nei lavori di pagare quanto dovuto e in subordine di adottare provvedimenti coattivi per procedere in tal senso».