Era partita da qua, dall’Argentina, tre anni fa l’onda travolgente di un movimento che si è fatto subito globale. E anche quest’anno le donne argentine ci saranno, oggi in piazza, dietro lo slogan «Contro la repressione e la morte, noi siamo in lotta». E contro quello che viene identificato come il responsabile politico, il presidente Macri, di un femminicidio ogni 32 ore: 225 gli omicidi di donne dal primo gennaio allo scorso 31 ottobre.

Sfidano le autorità anche le donne nicaraguensi che oggi si prenderanno la capitale Managua nonostante la proibizione di qualsiasi protesta in un periodo di forte mobilitazione anti-governativa. La repressione di Stato sarà al centro della denuncia delle donne: la violenza delle forze governative su manifestanti e attiviste.

«Marceremo nonostante il divieto ufficiale a qualsiasi tipo di manifestazione di protesta, armate del nostro diritto costituzionale all’assemblea pubblica», ha detto l’attivista della rete Women’s Network Eveling Flores a Channel 12. Aderiranno anche la coalizione di opposizione Unidad Nacional Azul y Blanco e la Feminist Articulation.

Oltreoceano saranno le spagnole a invadere le strade con oltre 200 iniziative previste per oggi in tutto il paese. Al centro delle manifestazioni torna il caso di stupro di una giovane al festival di Pamplona a San Fermín: per i giudici i cinque assalitori non era responsabili di stupro (15 anni di carcere) ma solo di «abuso sessuale», reato per cui sono stati condannati a 9 anni. E a luglio un tribunale della Navarra gli ha concesso la libertà provvisoria in attesa del secondo grado.

Si manifesta oggi anche a Bruxelles, su iniziativa di decine di organizzazioni. Nel mirino i 33 femminicidi dall’inizio dell’anno e l’apatia del governo che non ha assunto misure contro la violenza sulle donne, in violazione della legge interna e dei trattati internazionali.

«Sollevati contro il fascismo» è invece lo slogan scelto dalle donne londinesi che si ritroveranno al centro della capitale inglese. Il raduno è organizzato dall’Assemblea femminista anti-fascista e vede la partecipazione di associazioni di donne brasiliane e curde.

Curde protagoniste anche in Siria: oggi, per la prima volta, manifesteranno a Raqqa, la città considerata per anni la «capitale» siriana dell’Isis e simbolo del suo violento radicalismo.