La guerra per procura ha raggiunto il suo paradosso. A combattersi in Iraq e Siria ci sono ora sempre più islamisti radicali europei, convertiti o immigrati di seconda generazione. Nel Nord dell’Iraq subiscono ora i raid statunitensi, mentre prendono in ostaggio giornalisti, spesso con il loro stesso passaporto, per dimostrare il disprezzo verso un nemico della cui guerra (Iraq 2003) sono loro stessi il sottoprodotto. Questo paradosso è quanto mai confermato dal video scioccante che mostra la decapitazione del giornalista indipendente James Foley. Dall’accento britannico di East London del suo aguzzino, si evince chiaramente che i jihadisti dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante (Isil) non sono solo estremisti arabi combattenti, con loro ci sono migliaia di cittadini europei e statunitensi.
I jihadisti britannici sarebbero tra i più violenti e motivati tra i componenti dell’Isil. Secondo l’intelligence britannica, sarebbero oltre 500 gli inglesi partiti per la Siria per combattere a fianco dei jihadisti contro Bashar al-Assad. I neofiti europei dell’Islam, conquistati dal jihad e passati con l’Isil, sono oltre 3 mila, secondo The Economist. E sarebbero pagati poche centinaia di dollari al mese.
Che la pista britannica sia credibile, lo ha confermato il rientro del premier David Cameron a Londra dopo l’uccisione di Foley. Il ministro degli Esteri, Philip Hammond, ha confermato che il governo è consapevole della presenza di britannici «in numeri significativi» tra gli estremisti che operano all’estero. Anche Scotland Yard ha ammesso di essere impegnata nelle indagini relative all’assassinio.
Con questo omicidio e la sua riproduzione video, diffusa sui social network, l’Isil ha dimostrato di saper maneggiare a suo piacimento l’informazione mainstream occidentale. Riferendosi a video falsi, montati ad arte o veritieri, il gruppo può incutere terrore anche senza combattere. L’Isil è stato forgiato dalla «guerra al terrorismo» di George Bush jr. e dagli attacchi in Iraq di Stati uniti e Gran Bretagna del 2003. La crisi siriana e gli aiuti internazionali che dal 2012 hanno mantenuto in vita gli oppositori al regime di Bashar al-Assad, sono stati intercettati anche dall’Isil. Il gruppo dispone ora di armi, si dà al contrabbando ed è ricco di liquidità, che viene dai paesi del Golfo, ma anche da rapine sommarie: i jihadisti hanno svaligiato decine di banche nell’avanzata verso Baghdad. Possono poi contare su 5 mila miliziani in Siria e 6 mila in Iraq, pronti dopo anni di esercitazioni a fare la guerra.
E così il giornalista James Foley, 40 anni, era una vittima sacrificale perfetta per l’Isil. L’ultima volta che è stato visto libero si trovava in un internet caffé a Binnich, villaggio della provincia siriana di Idlib. Quando Foley è stato rapito, il 22 novembre 2012, l’Isil non esisteva ufficialmente in Siria. Il giornalista è stato preso a Taftanaz, una borgata dove un gruppo di ribelli siriani assediava una base aerea militare. Tuttavia, non sono state inviate comunicazioni ai familiari né richieste di riscatto ufficiali. Tant’è vero che l’intelligence Usa credeva che Foley si trovasse in un carcere governativo a Damasco. Nell’aprile 2011 era già stato vittima di un rapimento nell’est della Libia, ad opera di un gruppo di sostenitori del colonnello Gheddafi. Insieme ad altri due fotoreporter, Foley aveva passato 44 giorni in prigionia prima di essere liberato. I primi a confermare la detenzione del giornalista, insieme ad una decina di altri ostaggi siriani a Rakka, da parte di rivoltosi locali, sono stati i quattro colleghi francesi, Didier François, Edouard Elias, Nicolas Hénin e Pierre Torrès, liberati dopo mesi di detenzione dall’Isil.
Foley sarebbe stato perciò consegnato dai ribelli siriani nelle mani dei jihadisti dell’Isil mesi dopo il rapimento. Una volta sgozzato lo statunitense, l’aguzzino dall’accento britannico ha minacciato di uccidere anche Steven Sotloff, come in una macabra strategia per incutere terrore in una competizione a chi è più sanguinario. Altri due giornalisti stranieri sono dispersi tra Siria e Iraq. Di uno non si conosce l’identità, l’altro è Austin Tice, rapito il 14 agosto 2012.