Una sinistra che si vuole mettere al lavoro e nel frattempo cerca di tenere accesa la fiammella di un’alternativa. Nel comizio dell’Altra Europa con Tsipras, tenuto ieri a piazza Farnese a Roma davanti a un migliaio di partecipanti, è stata riaffermata una diversità culturale rispetto alla trasformazione del Pd nel progetto plebiscitario e neo-autoritario di Matteo Renzi. E poi anche un’aspirazione: «costruire un nuovo soggetto politico unendo le forze a sinistra del Pd» sostiene Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione Comunista. L’aspirazione è diventare «una forza di governo alternativa al Pd di Renzi come Syriza in Grecia e Podemos in Spagna» aggiunge l’ex magistrato Antonio Ingroia, rappresentante di Azione civile.

A piazza Farnese ieri c’erano gli europarlamentari Eleonora Forenza e Curzio Maltese, politici che hanno ricoperto incarichi ministeriali nell’ultimo governo Prodi come Giovanni Russo Spena, Alfonso Gianni, Patrizia Sentinelli o Paolo Cento. E poi esponenti dell’area ex Pds Antonello Falomi e Giulia Rodano. Sono intervenuti esponenti di Syriza, Podemos e Bloco de Esquerda.

In Italia questa galassia di movimenti, tematiche e esperienze a sinistra del partitone centrista del premier oggi affrontano un problema. Così lo ha descritto Giorgio Airaudo, parlamentare di Sinistra Ecologia e Libertà: «Non dobbiamo testimoniare una volontà di opposizione a Renzi, ma fermare il suo progetto politico che avrà conseguenze gravi e durature». La sinistra, ha aggiunto Airaudo, «non può restare indietro ai lavoratori che lottano e chiedono di organizzare un cambiamento, ma purtroppo è quello che sta accadendo». Per l’ex sindacalista della Fiom non c’è tempo: «Dobbiamo esserci adesso, non aspettare il prossimo voto. La politica ha un problema di credibilità e si fa costruendo relazioni con questi movimenti». Dello stesso tenore l’intervento di Gianni Rinaldini, anche lui scuola Fiom. Il riferimento è all’autunno che ha registrato una ripresa dell’opposizione sindacale e sociale, nelle mobilitazioni in corso e in vista dello sciopero generale Cgil e Uil contro il Jobs Act del 12 dicembre.

In questo ampio spettro, la lista Tsipras progetta di trasformarsi da contenitore elettorale a «soggetto politico». Il metodo identificato è quello di pensare l’Europa, insieme ai greci di Syriza e agli spagnoli di Podemos, ma «agire il conflitto in Italia». Se i partiti/movimenti di Tsipras e di Iglesias sono credibilmente forze che aspirano a governare i loro paesi, la sinistra italiana resta congelata nelle tensioni tra le sue varie anime. Dal 10 al 12 gennaio l’Altra Europa si riunirà in una assemblea costituente, dal 23 al 25 dello stesso mese Sel organizzerà «Human Factor», presentata come una «contro Leopolda». Nel mezzo ci sono gli slanci programmatici di Pippo Civati e della sinistra Pd. «La porta è aperta, c’è spazio per tutti – commenta Paolo Ferrero – Dobbiamo però costruire una sinistra che non deve inseguire il Pd ma deve essere realmente alternativa alla deriva renziana».

Una prospettiva condivisa da molti ai quali l’idea di un diritto di tribuna sta stretto mentre la dialettica conservatrice è dominata dalla destra lepenista di Salvini e dall’amalgama renziana del «partito della nazione». Quello che è certo, come ha scritto ieri su Il Manifesto Guido Liguori è che «oggi non vi è spazio per più di una proposta politica a sinistra del Pd». La strada resta quella di una «collaborazione» (definizione di Airaudo) tra le piccole realtà costituite della sinistra per un lavoro in futuro. Nel frattempo, si invita a organizzare iniziative sui territori, a «stare nei conflitti», quelli di natura sindacali e quelli sui beni comuni e i territori. Stelle polari: la lotta No Tav, l’opposizione allo «Sblocca Italia» e per Nicoletta Dosio, già candidata alle europee, quella contro l’Expo e il lavoro gratuito.

«Il rapporto con il Pd che è diventato un feticcio e questo crea una contraddizione politica – sostiene Sandro Medici dell’Altra Europa – La deriva renziana la sta sciogliendo e questo crea un tirante collettivo. Grazie a questo possiamo pensare di superare le patologie della sinistra. Se dipendesse solo da noi, non saremmo in grado di farlo. Ma esiste un processo oggettivo che ci obbligherà ad una collaborazione. Resto ottimista». Per la cronaca, le patologie della sinistra le ha elencate la direttrice de Il manifesto Norma Rangeri nel suo intervento: «Personalismi esagerati, dosi eccessive di autoreferenzialità, insopportabili elenchi di buoni e cattivi. Bisogna rompere gli steccati, moltiplicare la partecipazione. C’è un mare fuori da solcare con molti vascelli».