Su Italia Oggi del 20 gennaio abbiamo letto un articolo a firma Antonino D’Anna dal titolo straniante «Cosa diceva alla Costituente il comunista Emilio Lussu sul voto dei senatori a vita». Lussu comunista? Basta un minimo di cultura politica per sapere che Lussu non fu mai comunista. Fu un azionista, esponente del partito sardo d’azione, che lasciò per fondare il Partito sardo di azione socialista e confluire nel 1949 nel partito socialista di Nenni. Alla Costituente Lussu aderì al Gruppo Autonomista con Piero Calamandrei, Riccardo Lombardi, Leo Valiani.

Ma queste insulsaggini sono in verità solo pretesto per un attacco a Liliana Segre ed altri senatori a vita. La colpa sarebbe aver votato la fiducia al governo Conte 2, perché a detta di D’Anna «i senatori a vita non dovrebbero votare». A sostegno cita un intervento del 15/9/1947 in Costituente proprio di Lussu.

Abbiamo controllato. Dai resoconti risulta che Lussu stava in verità criticando la proposta del liberale Alfonso Rubilli secondo la quale il Senato «dovrebbe essere elettivo solo per tre quarti, mentre un quarto dovrebbe essere di nomina presidenziale». Ma dunque è contro questa proposta che Lussu insorgeva. Certo che se su circa 300 senatori 100 fossero di nomina presidenziale si porrebbe un problema democratico. D’Anna invece confonde le acque e scrive: «Si parlava di un quarto dei senatori di nomina presidenziale, figurarsi cinque che salvano un governo». Semmai il contrario: un conto 100 nominati, tutt’altra cosa 5.

Tanto più che Lussu specificava di essere contrario alla nomina dei senatori a vita «da parte del Governo, una specie quindi di sistema maggioritario per cui il Governo» poteva crearsi un surplus di maggioranza. Dunque il problema era non solo l’eccessivo numero di nominati, ma soprattutto la modalità di nomina, sostanzialmente governativa e dunque tale da poter cambiare i rapporti di forza con una infornata di «uomini politici a colore politico».

Per questo i costituenti con l’articolo 59 tolsero ogni dubbio: la nomina dei senatori a vita è di esclusiva competenza del Presidente della Repubblica, possono essere solo cinque (oltre quelli di diritto), deve trattarsi di «cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario». Dunque nessun «colore politico».

Ora nessuno può sindacare gli «altissimi meriti» di Liliana Segre, Renzo Piano, Carlo Rubbia, Mario Monti ed Elena Cattaneo. Senatori e senatrici a vita che, una volta nominati, votano ovviamente come pare loro (Liliana Segre rispetto al Conte 1 si astenne). D’Anna fin qui c’arriva: «lo prevede la legge» scrive. No, lo prevede la Costituzione.

Quanto al Lussu «comunista», per sfortuna di D’Anna infatti proprio in quell’intervento del 1947 Lussu si produceva in un attacco a Togliatti, che si era detto favorevole al sistema elettorale uninominale per il Senato. Lussu, contrario al «collegio uninominale», liquidava Togliatti definendolo «questo illustre freddo e incorreggibile maestro di errori». «Maestro d’error»” il Migliore? Per fortuna che Lussu non era comunista…