Se la qualità scultoreo-architettonica associata alla teatralità dell’illuminazione è un elemento di riconoscibilità delle fotografie di Iwao Yamawaki, la ricerca grafica (nonché il titolo) di un’opera come Onde di mare e di gesso indirizzano lo sguardo di Walter A. Peterhans verso l’estetica giapponese.

LA SPERIMENTAZIONE è la vocazione a cui aspirano entrambi gli autori, parte di quell’animata schiera di protagonisti (tutti ugualmente straordinari) le cui vicende biografiche sono legate più o meno direttamente al Bauhaus, soprattutto nella stagione di Dessau e, post 1933, nella sua propaggine oltreoceano. Tra loro si contano numerose figure femminili che trovano proprio nel linguaggio nuovo della fotografia un mezzo di espressione che le pongono allo stesso livello creativo e di riconoscimento professionale dei loro colleghi, come Florence Henri, Germaine Krull, Lucia Moholy, Gertrud Arndt, Irene Hoffmann, Ilse Bing, Marianne Breslauer, Kate Steinitz.

Oltre alle loro opere, nella mostra Capolavori della fotografia moderna 1900-1940: la collezione Thomas Walther del Museum of Modern Art, New York – organizzata dal museo statunitense (a cura di Sarah Meister, con Quentin Bajac e Jane Pierce) al Masi di Lugano, prima tappa europea che avrà come sedi successive Jeu de Paume e Camera di Torino – figurano quelle di altri incomparabili autori.

TRA QUESTI, ci sono Alfred Stieglitz con il ritratto di Georgia O’Keeffe, Luigi Veronesi con un fotogramma, Anton Giulio Bragaglia con Il fumatore-il cerino-la sigaretta, Paul Strand con le ringhiere, El Lissitzky con un autoritratto, August Sander con lo studente di liceo, Werner Rohde con il travestimento da Chaplin, Max Burchartz con Lotte-Occhio, Edward Weston con la nuvola messicana e Tina Modotti con il ritratto di Weston accanto al suo apparecchio fotografico, André Kertész con la forchetta nonché le immagini della Casa di Mondrian.

UNA COLLEZIONE illuminata che include i celebri scatti di Willi Ruge di Mi fotografo durante un lancio col paracadute, realizzati nel 1931 durante il suo lancio di sette minuti nel cielo di Berlino (in mostra è esposta anche la rivista dell’epoca su cui furono pubblicati). Sono oltre duecento le fotografie in bianco e nero raccolte dal collezionista tedesco Thomas Walther tra il 1977 e il ’97, espressione di una sensibilità attenta alle avanguardie storiche, con particolare attenzione al Surrealismo, Costruttivismo, movimento Nuova Oggettività, acquisite nel 2001 e 2017 da Peter Galassi per la collezione del MoMa.

UNICA CONDIZIONE per Walther era che si trattasse di vintage prints, stampe realizzate dagli stessi fotografi all’epoca dello scatto, spesso a contatto senza l’utilizzo dell’ingranditore. Era importante per lui che l’autorialità fosse definita attraverso i dettagli tecnici. Anche rintracciare quei fotografi che allora erano ancora in vita per avere una conoscenza più diretta e approfondita della materia fu parte della «mission». In particolare con Kertész, di cui sono presenti diversi nuclei di lavori, Thomas Walther strinse anche una profonda amicizia.

Il catalogo edito da Silvana Editoriale restituisce la complessità di questi intrecci di sguardi sperimentali in cui la fotografia realistica si combina con le solarizzazioni, il collage, le sovraesposizioni in un continuo scardinamento della visione stessa che diventa anche giocosa, imprevedibile, irriverente.
L’esposizione sarà visitabile al Masi fino al 1 agosto.