Nessuna panacea, ma un primo passo ben riuscito e necessario per riportare entro un perimetro controllabile la crisi che da mesi sta interessando i rapporti bilaterali tra Mosca e Washington, caduti al punto più basso degli ultimi anni dopo le tensioni scaturite dall’escalation militare in Ucraina, dalle accuse statunitensi sul coinvolgimento russo negli attacchi hacker che hanno colpito gli Stati uniti e dall’arresto dell’attivista russo Aleksej Navalnyj – che ha riportato in auge il dibattito sulla repressione degli oppositori politici nella Federazione Russa.

IL VERTICE DI IERI a Ginevra tra il presidente russo Vladimir Putin e l’omologo statunitense Joe Biden, nonostante alcuni segnali positivi derivanti dalla dichiarazione congiunta sulla stabilità strategica e dal ritorno nelle rispettive sedi dei due ambasciatori, lascia molti punti ancora in sospeso e conferma il clima che si è respirato negli ultimi mesi all’interno del dibattito politico russo.

Lo stesso Dmitrij Peskov, portavoce del Cremlino, aveva affermato il mese scorso di non aspettarsi un riequilibrio dei rapporti bilaterali né la risoluzione delle divergenze (che vanno dalla cooperazione nella regione dell’Artico al mutuo riconoscimento dei vaccini, fino ad arrivare alla sicurezza informatica) al termine del vertice di ieri, pur ribadendo la necessità di «non sminuirlo» e aggiungendo che la sola organizzazione di un colloquio faccia a faccia rappresenterebbe già un passo avanti importante nel quadro di un legame ormai deteriorato.

La necessità di tornare a un dialogo bilaterale costruttivo – che potrebbe beneficiare anche del consolidamento del fronte anti-cinese che Biden ha tentato di rafforzare durante il suo tour in Europa in occasione del G7 – è stata ribadita a più riprese anche da diversi esponenti politici nella Federazione. Lo stesso Mikhail Gorbaciov, ex presidente dell’Unione sovietica, ha valutato positivamente le conclusioni del summit di Ginevra ribadendo la «necessità assoluta» di evitare un conflitto nucleare.

BENE UN PRIMO avvicinamento quindi, ma la politica russa – come ribadito anche da Putin in conferenza stampa – sembrerebbe più propensa alla ricerca di un compromesso piuttosto che a un passo indietro sulle principali divergenze con Washington.

Una posizione che parrebbe avvalorata anche dalle dichiarazioni di alcuni leader di opposizione: in una lettera aperta, il leader del Partito comunista russo Gennadij Zjuganov ha esortato Putin a difendere l’agenda e le posizioni di Mosca sui principali dossier internazionali durante il colloquio con Biden.

Nonostante ci sia da attendere ancora per un riavvicinamento dei due Paesi, quindi, il vertice di Ginevra ha avuto successo nel porre le basi su cui lavorare nei prossimi mesi.