Arrivano i primi risultati delle proteste. Il Senato ha approvato all’unanimità l’inasprimento delle pene contro concussione e corruzione, sbloccando una proposta di legge ferma da un anno. Nella giornata di mercoledì il Tribunale federale supremo ha deciso per la carcerazione immediata del deputato Donadon, condannato nel 2010 per associazione a delinquere e peculato, aprendo un precedente nella recente storia repubblicana del Brasile. Si tratta, infatti, del primo arresto di un membro del parlamento condannato dal Tribunale supremo.
Un precedente che suona come un monito per i tanti politici coinvolti nello scandalo Mensalão, la compravendita di voti dei parlamentari in favore dell’esecutivo, che fece tremare il governo Lula nel 2005-2006. Sono decisioni prese sulla scia delle rivendicazioni delle folle che invadono le strade del Brasile, in una catena ininterrotta di manifestazioni che continuano a registrare un alto numero di incidenti. Nella giornata di mercoledì, a Belo Horizonte, oltre 50mila persone sono scese in piazza per richiedere maggiori fondi per l’istruzione e la salute pubblica. La marcia è stata pacifica ma, arrivati alle porte dello stadio Minerão, dove era in corso l’incontro Brasile-Uruguay, una minoranza si è confrontata duramente con la polizia, nel tentativo di forzare il cordone di protezione. Dopo ore di guerrilla e caccia all’uomo, il bilancio è di un morto – un ragazzo di 21 anni caduto da un viadotto mentre fuggiva – di 20 feriti e 25 arresti per vandalismo.

Proteste analoghe hanno avuto luogo ieri a Fortaleza, dove si è svolta l’altra semifinale della Confederations Cup: Italia-Spagna. Anche qui, dal corteo pacifico si è staccata una frangia che ha attaccato la polizia a difesa dello stadio, con lanci di sassi e pietre, in una dinamica di violenze che ormai si sta tristemente ripetendo. E domenica sono previste contestazioni a Rio de Janeiro, dove una grande manifestazione è annunciata in occasione della finale della Confederations Cup. Da settimane, a Rio, è in atto una protesta serrata contro l’enorme spreco di risorse pubbliche destinate all’operazione di maquillage, in vista della Coppa del mondo e delle Olimpiadi.
Il presidente Rousseff ieri aveva provato a calmare gli animi, annunciando la destinazione di tutte le royalties derivate dal petrolio in favore dell’istruzione (75%) e della salute (25%). Ma i movimenti hanno risposto ribadendo la denuncia contro l’assurda politica di sfratti sistematici degli abitanti di varie comunità povere della città, le cui case sono state abbattute, in cambio di indennizzi inadeguati, per fare spazio a strade, parcheggi e centri commerciali. Si parla di oltre 100mila persone coinvolte in questa, quantomeno dubbia, operazione di riassetto urbano. Una vera e propria polveriera nel cuore della città, che lunedì notte ha visto un durissimo scontro tra le forze dell’ordine e gli abitanti di una favela vicina all’aeroporto. Dopo alcuni atti vandalici, i famigerati reparti del Bope (battaglione di polizia militare) hanno inseguito i saccheggiatori fin dentro il complesso di Maré, dove c’è stata una sparatoria con un gruppo di narcotrafficanti, che ha causato 11 morti, tra cui un passante e un sergente della polizia. In questo clima, è difficile prevedere l’andamento delle proteste. C’è chi teme un’infiltrazione di narcos, o un escalation di atti vandalici e repressione. Ma resta compatto il fronte informale di migliaia di giovani che continuano a lottare pacificamente.