Politiche industriali, chi le ha viste? I ripetuti sos della Cgil non sembrano smuovere il governo Letta da una sostanziale inazione. A metà tra il fatalismo, e il “vorrei ma non posso”. Nel comparto siderurgico non va avanti la possibile sinergia fra l’Ilva di Taranto e le Acciaierie di Piombino. Questo nonostante la presenza di due commissari governativi sul ponte di comando delle aziende, e il dato di fatto di un obbligatorio rallentamento della produzione in Puglia, per i ben noti problemi ambientali.

Se possibile, va ancora peggio in Finmeccanica. Nella holding a partecipazione pubblica che controlla il più grande gruppo industriale italiano, si continua a volere vendere gioielli della corona come Ansaldo Energia e Ansaldo Sts. Solo 48 ore fa, al termine di una giornata movimentata dalle anticipazioni dell’agenzia Reuters sulla imminente cessione di una quota di maggioranza di Ansaldo Energia alla sudcoreana Doosan Heavy Industries, su richiesta della Consob da piazza Monte Grappa è stato precisato: “Al momento, nell’ambito delle trattative in corso, non sono stati raggiunti accordi vincolanti in merito alla cessione di Ansaldo Energia”. Però la trattativa esiste.

C’è da preoccuparsi. Non solo perché, al pari di Ansaldo Sts, Ansaldo Energia continua a conquistare commesse in giro per il mondo: l’ultima, da 440 milioni, la vedrà impegnata in Sudafrica insieme a Fata. Soprattutto la concreta ipotesi di una cessione fa a pugni con quanto dichiarato da palazzo Chigi. Il segretario ligure della Uilm, Antonio Apa, ha subito segnalato che a fine agosto i sindacati hanno incontrato Enrico Letta e il ministro Zanonato. “Dal premier – puntualizza Apa – abbiamo avuto rassicurazioni sul fatto che il governo non ha maturato nessuna idea sul versante delle cessioni. Mentre il ministro Zanonato ha dichiarato la sua indisponibilità a cedere asset strategici per il paese, e ha individuato un possibile percorso per la loro salvaguardia grazie alla Cassa depositi e prestiti”. Tra Finmeccanica e il suo maggiore azionista, evidentemente, le strategie d’azione sono non poco divergenti.

Quanto alla siderurgia, dopo la doccia gelata inflitta da Enrico Bondi a operai e sindacati delle Acciaierie, l’incontro alla festa piombinese del Pd fra il sottosegretario De Vincenti e Susanna Camusso non ha certo diradato le nubi sul futuro della ex Lucchini. La numero uno della Cgil ha ribadito che l’altoforno toscano deve restare acceso, almeno fino al 2015. Mentre De Vincenti ha spiegato che a Taranto hanno paura di perdere il loro, di altoforno, se alcune produzioni fossero trasferite a Piombino. Però il governo appare paralizzato. E sì che, mai come oggi, le condizioni sarebbero favorevoli. Senza nemmeno ricorrere all’aborrita parola “nazionalizzazioni”, che pure è diventata di attualità perfino in Confindustria.