Da quando Silvia Romano è stata rapita in Kenya, il sito internet della onlus per cui lavorava è sostanzialmente bloccato: c’è solo una schermata con scritto «Non ci sono parole per commentare quello che sta accadendo. Silvia siamo tutti con te». Tutte le altre sezioni sono inaccessibili. Persino il telefono fisso è staccato, irraggiungibile.

PRUDENZA, ATTESA, APPRENSIONE: l’associazione Africa Milele («Africa per sempre» in swahili) ha sede in una frazione di Fano e persino in Comune hanno sentito molto poco parlare di lei e delle sue attività, che in effetti sono tutte concentrate in un altro continente e in Italia conserva praticamente solo la sede legale. I progetti sono per lo più di piccole dimensioni e riguardano i bambini: è puro volontariato, e tutto è nato nel 2012 da un’idea della poco più che trentenne Lilian Sora.

Lei, Lilian, è quasi incredula di fronte a quello che sta accadendo e che ha proiettato la sua onlus al centro del dibattito per un avvenimento che ha del drammatico. Non esattamente il consueto tran tran dell’estrema provincia marchigiana.

«IL RAPIMENTO DI SILVIA è avvenuto a Chakama nei pressi della nostra casa – racconta -. È un posto rurale, non ci sono strade, auto o centri commerciali, solo un negozio che vende viveri». Un posto che si supponeva essere tranquillo. «Non pensavamo fosse un luogo rischioso – prosegue Sora -, altrimenti non avremmo mandato i nostri volontari là. Tra maggio e luglio li avevamo fatti tornare indietro, ma a causa di un’inondazione».

Tra i progetti della onlus spiccano una ludoteca nella savana, il sostegno ad alcuni ragazzi che studiano in un istituto d’eccellenza a Malindi, oltre agli aiuti concreti riservati agli orfani, ai quali vengono offerti vitto, alloggio e istruzioni. Silvia Romano era a Chakama da poche settimane, tornata a fare volontariato dopo un precedente soggiorno di alcuni mesi.

LA FONDATRICE DI AFRICA MILELE sottolinea che i volontari della sua associazione sono assolutamente benvoluti in Kenya e che non hanno mai avuto né creato problemi di alcun tipo. «Siamo la comunità bianca più inserita nella comunità locale – dice ancora Sora -, in queste ore ho ricevuto tanti messaggi di solidarietà dal Kenya. A Chakama pregano per Silvia e per noi». Sulla vicenda in sé, però, Sora non si espone. Gliel’hanno chiesto direttamente dalla Farnesina di far circolare poche informazioni.

«Le testimonianze sono molto contrastanti – conclude –, anche perché la comunità locale è molto turbata da quello che è accaduto. Parliamo davvero di un villaggio rurale di quattro case… So solo che i sequestratori sono andati a colpo sicuro nella casa di Silvia, sapevano che c’era un’italiana. Lei era sola perché gli altri volontari sono partiti e altri arriveranno nei prossimi giorni. Io posso dire di aver passato una notte bruttissima, qui. Ho i carabinieri alla porta di casa. Non riesco ancora a capacitarmi di quello che è successo».