L’estremismo di destra si butta sul dramma di Berlino e la mobilità dell’attentatore, chiedendo più frontiere. La razionalità suggerisce, al contrario, che è proprio la carenza di cooperazione che permette alla grande criminalità di operare senza tener conto delle frontiere, che invece continuano ad esistere come barriere. Quarant’anni fa aveva cominciato a germogliare il progetto di creare uno spazio giudiziario europeo. Era una vecchia idea del francese Valéry Giscard d’Estaing, che nel ’77 aveva delineato uno spazio giudiziario europeo. Nell’82 è stata avanzata la proposta a favore di una Corte penale europea. Il Trattato di Maastricht getta le basi per una cooperazione giudiziaria, con il “terzo pilatro” e nel ’99, al Consiglio di Tampere (Finlandia) viene delineato Eurojust, che nascerà nel 2002, con il mandato d’arresto europeo (mutuo riconoscimento delle sentenze). Eurojust ha sede all’Aja, come Europol, e permette di costituire dei gruppi di inchiesta comuni e di scambiare informazioni. Al vertice di Nizza è stata respinta la proposta della Commissione di istituire un Procuratore europeo. L’articolo 31 permette pero’ azioni in comune nel campo della cooperazione giudiziaria. Bisognerà aspettare il Trattato di Lisbona, nel 2009, per avere le basi giuridiche per una Procura europea (art.86). L’ambizione era di creare un Fbi europeo. La Procura europea, organismo indipendente, avrebbe dovuto essere competente riguardo alla grande criminalità transnazionale e anche al terrorismo. Ma il progetto si è arenato, negli egoismi nazionali. Solo nel 2013 sono iniziati i negoziati. Ma l’ambizione si è ristretta a una giustizia europea competente soltanto sulla difesa degli interessi finanziari della Ue (con molte restrizioni: c’è una “soglia” per esempio che in caso di co-finanziamento della Ue, questo deve essere almeno del 50%, in caso contrario la competenza è nulla). La Procura europea allo studio attualmente non sarà neppure competente su casi di frode legati ad altre criminalità (come la tratta di esseri umani, per esempio). Addirittura, ci sono fortissime limitazioni persino nel campo di competenza finanziario: non potrà intervenire sulle frodi all’Iva, un vero baratro (si calcola che siano intorno ai 160 miliardi, più del bilancio Ue che è sui 150 miliardi, mentre la competenza è limitata alle frodi che al massimo arrivano a 3 miliardi l’anno). Questa Procura europea, man mano che i negoziati avanzano, prende sempre più l’aspetto del vecchio Olaf (Ufficio lotta anti-frodi), un servizio amministrativo in carica dal ’99, con meno di 500 dipendenti. I paesi membri non sembrano aver nessuna intenzione di cedere sovranità nel campo della giustizia. L’Eppo – la sigla della futura Procura europea – se mai vedrà la luce sarà troppo decentralizzato, avrà una struttura troppo complessa e non verrà dotato di competenze di ultima istanza, che resteranno a livello nazionale, nelle mani delle strutture giudiziarie degli stati membri. Non sarà, in altri termini, una struttura federale (come negli Usa), ormai le F-words sono parolacce.