Nadezhda Savcenko, la topgun, la Lara Croft della lotta anti-russa nel Donbass, dall’altro ieri è in prigione a Kiev. L’accusa è di quelle da far tremare le vene e i polsi: avrebbe progettato un colpo di Stato per rovesciare il presidente ucraino Petr Poroshenko dando l’assalto con granate e mitragliatrici al parlamento. Finanziata da chi? Nientedimeno che dalle Repubbliche popolari indipendentiste del Donbass.

SAVCENKO ERA ASSURTA alle cronache nel 2014 quando durante la fase più acuta della guerra nel Donbass venne fatta prigioniera dai ribelli filo-russi e accusata di aver ucciso due giornalisti russi e oltre che di aver collaborato con il battaglione Ajdar, tristemente famoso per i suoi crimini di guerra. Estradata a Mosca venne condannata a 22 anni di reclusione.
Savcenko, a questo punto, aveva le carte in regola per diventare l’eroina della «lotta di liberazione ucraina». Entrata nell’esercito a 16 anni era stata pilota aeronautico, paracadutista e tiratore scelto: divenne un boccone prelibato per la stampa maistream internazionale che lanciò una vasta campagna per la sua liberazione, visto anche che nel frattempo Yulya Timoshenko l’aveva fatta eleggere alla Rada. Liberata dopo uno scambio di prigionieri con la Russia, era rientrata a Kiev e fregiata da Poroshenko con la «Stella d’Oro» la più alta onorificenza ucraina.

TUTTAVIA NEGLI ULTIMI TEMPI le sue posizioni erano diventate sempre più bizzarre e sgradite al governo. Aveva lanciato la proposta di aprire una trattativa con Mosca «per lasciare la Crimea in mano ai russi in cambio della reintegrazione del Donbass», una proposta sempre accarezzata in segreto dallo stesso Putin. E si dichiarava ammiratrice di Nelson Mandela ma anche Augusto Pinochet non facendo mistero di essere favorevole per l’Ucraina a una «soluzione cilena». Questo fin all’altro ieri quando la Rada le ha tolto l’immunità, spedendola in prigione con l’accusa di aver tentato – a partire dal 2017 – di organizzare un golpe.

LE PROVE sarebbero contenute in alcuni video in cui Savcenko cerca di convincere alcuni ufficiali dell’esercito ad assaltare il parlamento, dando il via a un repulisti ai vertici dello Stato «che necessiterà l’uccisione di 400mila persone».

Ma i dubbi restano. «Un piano terroristico che somiglia a quelli fabbricati dalla Nkvd nel 1937 ai tempi dei processi di Mosca» sostiene il professore dell’Università di Ottawa Ivan Katchanovski, che quest’estate aveva dimostrato come molti dei morti in piazza Maidan erano da ascrivere non alla polizia ma ai cecchini dell’estrema destra ucraina.

Una tesi ora sostenuta anche da Savcenko che prima di essere arrestata, si è voluta togliere qualche sassolino dagli anfibi: «Né la rivoluzione arancione né l’Euromaidan furono promossi dalla Russia ma con l’aiuto dell’occidente… vidi Sergey Pashinsky, che ora siede in parlamento, portare personalmente i cecchini nell’hotel Ukraina Hotel» ha dichiarato davanti ai giornalisti.