Chi è Arkady Babcenko, il giornalista «risorto» ieri a Kiev? Nato a Mosca 41 anni, Babcenko nel 1999 si arruola nell’esercito russo partecipando alla secondo guerra cecena come «contractor».

Dal 2000 inizia l’attività di giornalista seguendo in particolare il conflitto in Ossezia come reporter di guerra. In questo periodo scrive per «Moskovsky Konsomolez» quotidiano moscovita vicino alle posizioni governative ma anche per riviste militari specializzate ed è inviato dei canali televisivi Ntv e Tv6.

Nel 2011 partecipa ai movimenti anti-brogli seguiti alle elezioni presidenziali del 2011, inizia a scrivere per «Novaya Gazeta» distinguendosi per una violenta polemica contro Putin. Si schiera a fianco dell’Ucraina nel conflitto del Donbass. Successivamente lavora principalmente come scrittore e blogger, assumendo posizioni sempre più radicali e bizzarre. Quando nel dicembre 2016, a causa di una catastrofe aerea trova la morte l’intero coro dell’Ensemble Alexandrov (ex Coro dell’Armata Rossa) scrive su Facebook: «Non ho né compassione né pietà. Non esprimo condoglianze alle famiglie e ai loro amici…Ho un solo sentimento verso costoro: l’indifferenza». A causa di queste prese di posizioni subisce minacce e decide di abbandonare la Russia.

Si reca prima in Repubblica Ceca, poi in Israele e infine si stabilisce a Kiev dove è ospite fisso sul canale Atr.
Ormai le sue posizioni trovano risonanza solo negli ambienti più estremisti del nazionalismo ucraino. Scrive nel 2017: «Se tornerò a Mosca? Certo ho una faccenda da regolare lì. Sarò sul primo carrarmato Abrams a sventolante la bandiera della Nato che sfilerà per la Via Tverskaya (la strada principale di Mosca n.d.r.)». Ieri l’epilogo con la messa in scena del suo omicidio e l’ammissione di essere un agente provocatore.