Sono ormai molti anni che guardiamo (inebetiti?) la crisi climatica che è diventata, sotto i nostri occhi ciechi o semi ciechi, crisi di civiltà ben oltre quindi una semplice fase. Pensiamo che scioglimento dei ghiacciai, innalzamento dei mari, incendi su scala planetaria siano sempre cose che toccano altri, nel tentativo in fondo disperato di allontanare la nostra incapacità di cercare risposte immediate. Eppure, mai come adesso, risulta chiaro che vincerà la partita chi capirà prima degli altri e si attrezzerà prima. Perché non è vero che, siccome la crisi è globale, bisogna agire tutti insieme o non ne vale la pena. È esattamente il contrario: ognuno deve agire nel proprio pezzo di terra (sia essa l’Italia o l’Europa) subito, perché non c’è nulla di più contagioso e valido politicamente che l’esempio.

La pandemia da Covid-19 appare sempre più ormai come una data storica, spartiacque. Ancora non si vede la fuoriuscita all’orizzonte ma è ormai chiaro per tutti (tutti?) che non ne usciremo come prima. È’ probabilmente, come racconta il libro che andiamo a segnalare (ultimo di tanti volumi sulla crisi del dominio dell’antropocene), un collasso della nostra civiltà ma, certamente, è una crisi drammatica delle idee liberiste che hanno plasmato il mondo negli ultimi decenni. Naturalmente non dobbiamo nascondere l’altra faccia della medaglia, cioè la crisi verticale delle idee di uguaglianza e rinascita, quelle che si chiamavano socialiste tempo fa. Quelle idee tardano a riprendere, in modo nuovo, il proprio cammino. Non che non ci siano segnali (Greta Thunberg e il suo movimento, ad esempio) ma è ancora troppo poco per la richiesta di nuovo senso che sale dall’underground della società. Intanto però non è male informarsi e leggere qualche libro.

Per esempio quello di Matteo Meschiari, Geografie del collasso-L’Antropocene in 9 parole chiave, per le Edizioni Piano B di Prato (pagine 136, euro 14). E, va detto subito, che l’autore – antropologo, geografo e scrittore – mette senza indugi il dito nella piaga, anzi di più «un ingresso a tuffo nella realtà, dopo la bolla illusoria di eterna pace sociale e climatica iniziata nel Dopoguerra, gonfiata dal Boom economico e portata avanti fino al momento presente dalle politiche neo liberiste su scala globale». E prosegue nel suo pamphlet: «L’ingresso nell’età adulta, dopo questa lunga fanciullezza dorata, deve passare attraverso la consapevolezza del fatto che proprio il neoliberismo è al cuore della crisi globale, perché l’ha generata, l’ha amplificata e, senza alcun pudore di fronte alla morte di fasce fragili della popolazione, ne sta ritardando la soluzione in nome dell’imperativo economico». Per poi denunciare: «Il capitalismo, non si smette mai di ripeterlo, ha grandi capacità di adattamento e sappiamo bene che esiste già un’economia del disastro con gestori che contano proprio sul collasso a più livelli per arricchirsi».

Le nove parole chiave che l’autore indaga vanno, oltre all’inclusivo Collasso del titolo, da Catastrofe a Cosmologia, da Stupidità a Complessità, da Trauma a Sopravvivenza, da Immaginazione a Cultura e Mondo Nuovo. Ed è chiara nell’elenco la sua capacità di mischiare ogni aspetto dell’agire umano per sottolineare che lo «spezzettamento» dell’intervento reale produce soltanto nuove delusioni mentre riunificare la libertà umana nei punti alti della sua dignità (l’autore non ha paura di usare il termine di utopia) è la strada maestra per agire.

Scrive Meschiari: «Se il pensiero utopico non è una pratica politica reale, quotidiana, incarnata, sarà poi difficile immaginare cose che abbiano un vero impatto sul presente. Perché se non ci credi tu per primo, tutto quello che racconti non ha il potere di additare una vera alternativa allo status quo». E bene fa a sottolineare, in quest’epoca di passaggio storico, il ruolo dell’immaginazione e l’attenzione a non ripiegare nel proprio guscio: «Chiudersi in un bunker significa sempre fare una brutta fine, prima o poi».