Non c’è una buona criptazione dei dati e una cattiva criptazione dei dati. Come specifica James Ball sul Guardian, la crittografia che protegge un individuo, è la stessa che protegge le aziende e i terroristi.

In pratica, dunque, David Cameron che nei giorni scorsi aveva minacciato tutto quanto gli appare segreto on line, ha fatto una sparata di natura probabilmente elettorale, senza sapere bene l’argomento di cui si stava occupando. Cameron ha infatti promesso, dopo gli eventi di Parigi, che un prossimo governo conservatore si premunirà di proibire la crittografia, non rendendosi conto che in questo modo dovrebbero saltare anche i sistemi di cifratura di banche e aziende.

Applicazioni web e per smartphone anche popolari, come ad esempio WhatsApp, sarebbero dunque nel mirino censorio di Cameron e del suo partito. La realtà però racconta alcune contraddizioni: innanzitutto non ci sono prove che gli attentatori parigini avrebbero organizzato l’attentato a Charlie Hebdo attraverso l’uso di internet e di strumenti crittografici; più in generale inoltre, l’islamismo radicale ha dimostrato di usare con una certa scioltezza le tecnologie digitali ed è difficile credere che gli uomini del’Isis o di Al Quaeda possano pianificare le proprie eventuali azioni militari usando WhatsApp.

Ma il nuovo refrain del maggior controllo su internet non è qualcosa di solo inglese (che alla luce delle considerazioni precedenti possiamo considerare una boutade e possiamo pensare che perfino Cameron lo sappia).

Anche il francese Valls ne ha parlato, senza specificare quali azioni verranno intraprese e riferendosi genericamente ai social network. E infine non poteva mancare il nostro ministro dell’Interno Angelino Alfano pronto a distribuire nuove idee per nuove restrizioni della libertà in nome della sicurezza.

«Nel momento in cui qualcuno va a prendere un aereo per combattere in un teatro di guerra straniero, rischierà fino a 10 anni di carcere». Una delle nuove norme che dovrebbero rendere la vita difficile ai «foreign fighters» nostrani, contenute nel pacchetto antiterrorismo che il ministro dell’Interno porterà «il più presto possibile» in Consiglio dei ministri.

Lo ha annunciato lo stesso Angelino Alfano, intervenuto a Radio Anch’io. «Fino ad oggi -ha ricordato Alfano- in base all’ordinamento penale italiano era punibile solo il reclutatore o l’organizzatore dell’associazione, non il singolo combattente».

Inoltre, per prevenire il rischio terrorismo in Europa, ha rimarcato il titolare del Viminale, «voglio portare avanti l’idea di una registrazione del nome dei passeggeri: quelli che attraversano i confini di Schengen devono essere registrati».