Angiuli, Caravaggio, Pasolini, Gramsci
Il libro «viacrucis terraterra» di Lino Angiuli (Edizioni di Pagina, 2007) riscrive la Via Crucis in soggettiva: doppia: come vista da un popolano e come vissuta da Gesù. I monologhi interiori del popolano, l’uomo-del-mondo-come-è, sono in prosa, quelli di Gesù, l’uomo-del-mondo-come-può-essere, in poesia.
Libro molto originale, rustico-e-nobile, che rifonda una grande tradizione. Come Borges sapeva, ogni autore crea i suoi precursori.

Caravaggio. Il popolano che accompagna incuriosito e stupito il viaggio ultimo di Gesù è uno dei ‘semplici’ che popolano i quadri di vita e di morte del Merisi come protagonisti degli accadimenti: con le piante sporche dei piedi e le mani callose e i volti scavati dalla fatica in primo piano. (L’immagine di copertina, e le illustrazioni di Luigi Fabii vanno in questa direzione.)

Pasolini. La riscrittura della Via Crucis di Angiuli è ‘terraterra’, dal punto di vista dal basso del popolano, e anche ‘cielocielo’, il punto di vista dall’alto del profeta. Viene in mente il progetto pasoliniano di riscrittura della Commedia di Dante nella Divina Mimesis: «rifare questo viaggio consiste nell’alzarsi, e vedere insieme tutto da lontano, ma anche nell’abbassarsi e vedere tutto da vicino».

Gramsci. Nei Quaderni si tengono insieme, come nel libro di Angiuli, il semplice e il complesso, l’esperienza e la teoria, la valorizzazione dello spirito popolare creativo e la costruzione continua di un nuovo sapere. «Passaggio dal sapere al comprendere, al sentire, e viceversa, dal sentire, al comprendere, al sapere. L’elemento popolare ’sente’, ma non sempre comprende o sa; l’elemento intellettuale «sa», ma non sempre comprende e specialmente ’sente’».
Ed ecco, quasi la sfogliaste in libreria, due brani dell’opera bella e commovente.
Incipit, prosaico: «Ma dov’è che se ne va, a quest’ora di notte, ‘sto cristiano che gli dicono ‘il maestro’, con i suoi compagni appresso? Che razza di compagnia!” («…’sto cristiano…» – Gesù cristiano prima del cristianesimo! Realismo-e-Surrealismo.)
Explicit, poetico: «sulla mia tomba spunteranno lotte / senza quartiere che non ho voluto / e giostre sanguisughe ininterrotte / l’amore non sarà sopravvissuto / se con la croce ci si fa una spada / e il mio calvario è male interpretato / chi vorrà mettersi per la mia strada / deve sapere che si vince nulla / ma la speranza gli sarà rugiada».

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