Ubuntu. Ovvero, io sono perché tu sei. È con il concetto di Ubuntu che permea le culture africane che la Commissaria alle risorse umane, alla scienza e alla tecnologia dell’Unione africana ha aperto il VI Congresso mondiale della Ricerca scientifica, organizzato da Associazione Luca Coscioni, Science for Democracy e Commissione dell’Unione africana ad Addis Abeba, Etiopia.

«Significa che l’Africa ha un impatto sul mondo e il mondo ha un impatto sull’Africa: insieme, e solo insieme, possiamo raggiungere il pieno godimento, per tutti, dei benefici della scienza. In questo senso l’Africa gioca un ruolo fondamentale, la prospettiva africana è essenziale: ciascuno degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni unite, dell’Agenda africana 2063, deve poggiare sulla scienza».

La scienza declinata come diritto umano, in particolare negli aspetti della libertà della ricerca scientifica e nella possibilità per tutti di godere dei suoi benefici, vedrà la luce ufficialmente il prossimo 11 marzo, quando a Ginevra l’Onu adotterà alcune disposizioni che, ha spiegato il fondatore di Science for Democracy e coordinatore del Congresso Marco Perduca, daranno mandato ai governi di creare una strategia nazionale sulla scienza: «Non è una critica ai governi ma un aiuto, a loro e ai cittadini, per vivere in un mondo più prospero» ha dichiarato Perduca.

«Dobbiamo affrontare le sfide della nostra società in modo unitario, sfide che sono pressanti: far fronte al deficit energetico, affrontare le malattie, mitigare i cambiamenti climatici, migliorare le infrastrutture. Ecco perché c’è bisogno, in Africa e nel mondo, di misure legislative per valorizzare scienza e democrazia: senza un avanzamento della scienza e dell’innovazione non può esserci sviluppo economico e sociale – ha detto la commissaria Agbor – La vostra presenza qui è il riflesso potente del desiderio collettivo di vedere un cambiamento positivo attraverso una risposta responsabile».

Dall’11 marzo la scienza, il diritto alla ricerca scientifica e soprattutto il diritto a beneficiare di questa saranno annoverati tra i diritti umani tradizionali. È questa la prima notizia che emerge potente dal Congresso, organizzato in Africa attraverso una spinta diametralmente opposta a quella dell’aiuto nord-sud: «Volevamo anche dare una forma psicologica a questo Congresso. Oggi sui giornali etiopi si legge che il 75% dei giovani africani ritiene che si può cambiare il mondo con la scienza e si sente fiduciosa nel futuro», ha spiegato Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, contrapponendo questo al «pessimismo diffuso in Europa verso il futuro, pessimismo che sta aggredendo la scienza: la gente non ha più fiducia nella scienza e nella democrazia, nel metodo scientifico. Vi è la paura che la tecnologia possa essere usata contro l’interesse generale. Per questo abbiamo organizzato il Congresso in Etiopia: in Europa abbiamo bisogno di apprendere nuove modalità per investire sulla fiducia nella scienza e nel metodo scientifico».

Una spinta che si lega a doppio filo con il lavoro portato avanti alle Nazioni unite negli anni scorsi: «Si stabilirà che all’Onu sarà obbligatorio discutere di scienza come si discute già di diritti umani. Noi chiediamo di più: vogliamo che l’Onu nomini un rappresentante speciale con lo scopo di rapportarsi con il mondo scientifico».

Usare il diritto internazionale per rafforzare le ragioni degli scienziati nella libertà di ricerca e di ciascun essere umano nel difendere il proprio diritto a beneficiare del progresso scientifico e delle sue applicazioni.

Non è una spinta banale: il costo di alcuni farmaci, che impediscono l’accesso alle cure a chi non può permetterselo; la possibilità di condividere le informazioni scientifiche affinché tutti possano apprenderle da fonti dirette e lavorarci sopra; la spinta verso tecnologie come gli organismi geneticamente modificati, che come ha spiegato il Nobel per la medicina Richard Roberts «nessun anti-Ogm vi dirà che l’insulina è pericolosa ma per farla occorre clonare un gene all’interno di un batterio usando Dna ricombinante per creare un nuovo batterio»; o il genome editing, l’applicazione di queste tecnologie in campo agricolo e produttivo, oltre che medico, sono tutte facce della stessa medaglia.

Quella che si scontra quotidianamente con fiumi di burocrazia, oscurantismo e leggi anti-scientifiche nel cuore del Vecchio Continente, effetti di politiche ancor peggiori.