Bisogna pazientare. Se qualcuno, a sinistra, si aspettava una candidatura col botto in grado di soddisfare gli elettori che si erano tenuti lontani dalla pastetta delle primarie vinte da Sala, allora si è sbagliato di grosso. Del resto era prevedibile che in assenza di un progetto alternativo al Pd maturato nel tempo sarebbe stato complicato anche solo trovare “un nome”, un candidato, capace di mettere tutti d’accordo. La chimera dell’unità a sinistra tale rimane anche questa volta, e tocca assistere ai soliti contorcimenti di un ceto politico forse ancora troppo auto riferito per risultare credibile. La realtà è che tutta la sinistra milanese è uscita a pezzi dai cinque anni dell’esperienza di Giuliano Pisapia. Sia quella collaborativa fino all’autolesionismo (Sel), sia quella rimasta ai margini in attesa di tempi migliori (Prc, Lista Tsipras).

Ancora non si è candidato ufficialmente, eppure già esiste un “problema” Curzio Maltese. Tutti sanno che l’europarlamentare de L’Altra Europa per Tsipras, e giornalista de la Repubblica, ha dato la sua disponibilità solo dopo i reiterati rifiuti di Pippo Civati. Il suo debutto però non è stato un ingresso trionfale. Sta ancora valutando, partecipa a riunioni per capire come procedere (l’ultima ieri sera) e sembra ancora deciso a candidarsi. Ma è finito in un ginepraio. Lo sostengono Prc e Lista Tsipras ma non è molto gradito a una certa area della sinistra (mugugna Basilio Rizzo, presidente del consiglio comunale di Milano) secondo cui sarebbe un candidato “imposto dall’alto”, con già un incarico al parlamento europeo e per di più rappresentante di una lista che si è fatta riconoscere anche per vicende non molto edificanti. Chi lo sostiene, invece, dice che solo Maltese può garantire radicalità e soprattutto l’indisponibilità ad eventuali apparentamenti con Sala al secondo turno. Sembrerebbe il minimo sindacale, invece la questione è aperta e dirimente anche per la nuova formazione che sta cercando una sintesi dentro al recinto di “Milano in Comune”.

Tanto più che è spuntata un’altra candidatura anti-Sala a complicare la faccenda. Il candidato si chiama Felice Besostri, avvocato socialista noto per aver promosso il ricorso contro l’Italicum. “La mia candidatura – spiega – è maturata per allargare il campo al di là del Prc e della Lista Tsipras e includere tutta l’area laico socialista, civica e radicale”. Il rapporto con Sala è la questione sul tappeto. “Ci deve essere un programma di governo perché – precisa – credo che non sia sufficiente presentare un candidato che dia la garanzia di non fare accordi con Sala: se al secondo turno saremo decisivi, dovremo valutare anche un eventuale apparentamento con Sala”.

E sono problemi. Perché a sinistra tutti sanno che sarebbe improponibile invitare gli elettori a turarsi il naso a giugno dopo aver disertato le primarie dicendo che l’ex manager di Expo non è votabile. Matteo Prencipe, segretario provinciale del Prc, dice che bisognerà aspettare qualche giorno per la candidatura ufficiale: “Maltese ieri sera ci ha confermato la sua disponibilità ma i colloqui proseguiranno nei prossimi giorni con tutte le aree, è giusto parlare con tutti per costruire la coalizione più ampia”.

E Sel? Altra assemblea. Deve essere stata complicata anche per loro. Ma non troppo. A meno di clamorosi ripensamenti, sembra che i “milanesi” abbiano deciso di non abbandonare Sala appoggiandosi a una lista intestata a Balzani. La rivotano ancora una volta per stare con Sala, questa è la linea del sindaco Pisapia: una lista che guardi a sinistra è “fondamentale” per vincere, sempre che sia una sinistra “capace di fare scelte coraggiose e di non guardare indietro ma avanti”. E Sel ne ha di coraggio.