È uno dei talenti puri del soul americano Curtis Harding, autore di un sorprendente debutto Soul Power nel 2014 uscito ora anche da noi e distribuito da Anti, che presenterà in una unica tappa italiana al Covo di Bologna il 27 febbraio. Dentro le canzoni un amore sconfinato per la vecchia scuola – sembra di ascoltare in alcuni frangenti il suono potente che usciva dalle produzioni della Stax. Curtis – pur essendo giovanissimo – ha infatti accumulato una quantità di esperienze nel mondo della musica che ha intelligentemente riversato nelle sue composizioni. Quindi non sorprendetevi se ascoltando perle come Next time o la blueseggiante Castaway, l’approccio esecutivo vi sembrerà quasi rockeggiante…
Capelli afro, espressione arcigna, in copertina si presenta fumando una sigaretta poi – letteralmente – incendia il lettore con una sequenza di pezzi tutti tiratissimi, o quasi, suonati e arrangiati alla perfezione mantenendo però un deciso approccio live. Tanto vintage – non è un caso che si chiami proprio come Curtis Mayfield uno dei padri di quella scena soul a cui le nuove generazioni guardano con deferenza e da cui attingono non poco, attraverso campionamenti o sample. Curtis compone guardando a quegli anni, ma poi fa di testa sua, anche nei testi. Freedom sembra quasi una criminal story costruita su un beat implacabile e un falsetto straziante, mentre Keep on Shining, molto sixties ha un giro armonico e un ritornello che non ti molla proprio più…

È il segreto di un disco tanto ricco di citazioni quanto capace di suonare incredibilmente fresco: «Ormai non mi accorgo più – spiega l’artista nato a Saginaw, nel Michigan, ventisei anni fa – perché è vero che ho ascoltato e ascolto parecchia musica, ma credo di aver elaborato uno stile mio. Lo definirei ’Slop & Soul’ che vuol dire che la mia musica scorre a seconda dei momenti: può essere funky e non solo. Ha poi un altro significato, è vero che spesso mi ispiro ad altri artisti ma lo faccio usando un suono e un approccio che loro non hanno».

Prima di realizzare l’ album di debutto, Curtis ha collaborato con il cantante e chitarrista dei Black Lips, Cole Alexander in una band chiamata Night Sun. Un gruppo di garage punk che suona in maniera molto diversa da quanto realizzato poi in Soul Power…: «Mah, a dire il vero io non credo ci sia proprio questo terribile contrasto. Tu hai appena definito Soul power come un florilegio di stili e in qualche modo trovo contenga anche questi elementi».

Un’adolescenza sempre nel segno della canzone, lunghi tour al fianco della madre Dorothy, una grande cantante gospel: «Ammetto che non è stato semplice perché quando sei bambino vorresti fare anche altre cose, e non sempre trovavo questi spostamente divertenti… Però crescendo ho iniziato ad apprezzare quelle esperienze e in qualche modo ne ho fatto tesoro…».

In Heaven’s siamo in pieno climax disco music. Sono lontani gli anni del «disco sucks», quando pile di album di artisti disco venivano bruciati o messi all’indice. E i quattro Grammy assegnati lo scorso anno a Random acces memories dei Daft Punk, un omaggio e a quegli anni, suonano come una riabilitazione totale…. Cosa pensi di quel sound?: «Tutto il bene possibile, amo la disco e d’altronde Soul Power è un estensione di tutte quelle cose che io amo intorno al pianeta musica. E spero di poter scrivere in futuro altre canzoni così».