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Cuperlo : «Stop al gas russo ma piano Ue per affrontare i disagi»

Cuperlo : «Stop al gas russo ma piano Ue per affrontare i disagi»Gianni Cuperlo

Intervista Il dirigente Pd: nella maggioranza toni troppo bellicisti. Sbagliata la logica che spinge singoli paesi a riarmarsi, con la difesa comune europea si deve spendere meno

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 7 aprile 2022

Gianni Cuperlo, lo stop immediato all’importazione di gas e petrolio russi è la strada più efficace per indebolire Putin e fermare la guerra?

Sulla carta sì. Per Mosca sarebbe un danno pesante perché, come ha spiegato Romano Prodi, «noi abbiamo bisogno del loro gas, ma loro hanno bisogno di venderlo» e senza il mercato di sbocco dell’Europa non dispongono di gasdotti alternativi per sostituirci nell’immediato con altri mercati.

Ritiene che il governo italiano sia in grado di convincere l’Ue (a partire dalla Germania) della bontà di questa scelta? Il nostro paese dovrebbe muoversi autonomamente?

La realtà è che sul punto la Ue non ha una posizione condivisa. L’intervento ultimo sul carbone è quasi simbolico, vale 4 miliardi di importazioni all’anno contro i quasi 120 miliardi di gas e petrolio. Il punto è nella difficoltà di sostituire nel breve i 155 miliardi di metri cubi che Gazprom invia all’Europa. Per farlo devi diversificare le fonti di approvvigionamento, riempire i siti di stoccaggio, potenziare il numero dei rigassificatori e questo richiede tempo. Detto ciò quel miliardo al giorno che destiniamo alle casse russe serve anche a coprire le spese della guerra che hanno scatenato. Se i valori hanno un peso bisogna per forza fare di più e presto.

La proposta di Letta sullo stop al gas russo ha sollevato critiche da Calenda sulla sua fattibilità in tempi brevi. Secondo lei i sacrifici sono sopportabili per l’economia o rischiamo una nuova recessione?

Detto che il rischio per noi è una stagflazione con un’inflazione in rialzo e una crescita al ribasso, Letta ha posto un tema di principio parlando di una gradualità necessaria. Insisto, dev’essere la Ue ad assumere una iniziativa che spinga per sanzioni più efficaci verso Mosca e consenta alle nostre economie di reggere l’urto delle conseguenze di quelle decisioni. Cosa questa che non passa dalla pure saggia abitudine di spegnere i condizionatori in estate o abbassare di un grado la temperatura degli appartamenti d’inverno, in ballo è la tenuta di interi comparti produttivi e industriali. Servono risorse aggiuntive per fronteggiare l’emergenza alla quale andiamo incontro, credo vada fatto anche valutando la praticabilità di un controllo centralizzato dell’acquisto di gas oltre il sistema attuale di negoziazione “privata”.

Sull’aumento delle spese militari fino al 2% del Pil anche nel Pd si levano voci critiche. Enrico Rossi ha detto al manifesto che i dem stanno rinnegando le lezioni di Moro e Berlinguer.

Una difesa comune è utile anche per rendere l’Europa effettivamente autonoma. Quello che mi allarma è una logica che spinge singoli paesi a riarmarsi fuori da una logica discussa e condivisa, penso da ultimo alla Germania e alla decisione di investire 100 miliardi senza che si affronti il tema di quale modello di difesa e sicurezza vogliamo costruire. Razionalizzando le risorse si potrebbe e dovrebbe poter spendere di meno, non di più. Sento troppi toni bellicisti dentro la stessa maggioranza di governo mentre il capitolo decisivo del “dopo” e di una nuova strategia di disarmo pare archiviato. Un errore da correggere.

Ritiene accettabile il compromesso trovato sulla data del 2028 per l’incremento delle spese per la difesa?

Intanto si è stabilita quella data, poi le condizioni evolvono e tengono conto delle compatibilità, ma insisto, il punto è quale idea d’Europa immaginiamo per quando questa tragedia, speriamo presto, sarà finita. Lo dico perché è nelle fasi più acute di crisi e scontro che la politica deve trovare il coraggio di una visione capace di rimuovere le cause e radici di nuove possibili guerre. Sui missili nucleari di media gittata quella via si è saputo imboccare, oggi va fatto sul capitolo delle testate nucleari tattiche. Il nostro futuro non può essere un’altra guerra fredda, ma una nuova Helsinki. La domanda è se l’Europa possiede oggi le leadership illuminate che in passato ebbero ambizione e coraggio per pacificare un continente dilaniato da un paio di secoli di odi e nazionalismi. Anche per la sinistra questo è il vero banco di prova e sarà un dovere affrontare assieme una discussione che non può ridursi al numero di cacciabombardieri o carri armati da mettere a presidio dei nostri confini, tanto più che il concetto di sicurezza non è lo stesso di mezzo secolo fa. Abbiamo passato vent’anni a dilaniarci su quello stupido parametro del 3% nel rapporto tra deficit e Pil. Oggi sarebbe peggio di un crimine, un errore, passarne altri dieci a dibattere sul 2% della spesa in armi trascurando la profonda frattura storica che si è compiuta.

La divisione sulla crisi ucraina può realmente compromettere l’alleanza tra Pd e 5 stelle?

Spero di no, abbiamo la necessità di unire forze diverse in una alleanza che coinvolga i 5 stelle, la sinistra fuori da noi, i movimenti, e non con una somma di sigle ma appassionando pezzi vitali della società.

C’è una carenza di discussione a sinistra sul tema del riarmo? Questo può produrre un distacco tra il Pd e una parte del suo popolo?

Non bisogna avere timore di ragionare e discutere. Io rispetto, per molti versi ammiro, la posizione coerente di un pacifismo integrale, poi esiste un tema etico, di coscienza oltre che politico, che investe il che fare quando un paese viene invaso e un popolo aggredito. Certo che esiste il pregresso, ma ora la pace si difende sostenendo quel popolo e lavorando per porre fine al conflitto. Anche per questo ho letto con qualche sgomento le frasi dell’Anpi nazionale dopo il massacro di Bucha, quella ferma condanna scortata dal richiamo all’inchiesta internazionale per appurare «cosa davvero sia avvenuto e chi siano i responsabili». Su cosa sia avvenuto purtroppo parlano le immagini. Quanto ai responsabili sono certo che l’Anpi per la sua storia saprà distinguere e trovare le parole giuste.

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