Gianni Cuperlo. Il voto sul ddl Zan è stata una sconfitta per Pd e centrosinistra. Sono stati commessi errori di strategia parlamentare?

Anche fosse, e non lo credo, conta la sostanza. Un testo frutto di una mediazione e votato da una maggioranza della Camera ha visto Italia Viva prenderne le distanze favorendo la parte della destra che una legge semplicemente non la voleva. Non so se il calcolo fosse legato ad altro, dall’elezione del capo dello Stato al patto appena firmato con Forza Italia in Sicilia. So che una legge attesa da anni, e che ha visto riempirsi le piazze di giovanissimi, è stata sacrificata in nome di logiche misere. La stessa discussione su modifiche che avrebbero stravolto la norma sapeva di presa in giro. Modifiche si potevano fare e noi eravamo pronti a discuterne, lo avevamo detto una settimana fa ponendo una sola condizione, togliere di mezzo quella tagliola che la legge voleva semplicemente affossare. Tutti hanno visto come sono andate le cose.

Renzi accusa i dem di essere stati populisti. Enrico Letta sostiene invece che con questo voto si è rotta la fiducia con Italia Viva.

Il capo di Iv nel giorno del voto era ospite gradito in Arabia Saudita. Sinceramente ricevere lezioni da chi si reca periodicamente in pellegrinaggio all’ombra di un regime che sui gay, come su altre minoranze e opposizioni, andrebbe sanzionato, ecco anche no. Detto ciò il tema non è neanche l’avere o meno fiducia. Quella forza ha imboccato un sentiero che la conduce a destra. La domanda casomai è se tutti dentro Italia Viva concordano su una scelta del genere, quanto all’accusa di populismo se la denuncia proviene da chi mesi fa annunciava le firme per abrogare il reddito di cittadinanza appare chiaro dove stia di casa non il populismo, ma la propaganda, e pure delle più maldestre.

Pensa che lo strappo con Iv vi danneggerà nella corsa al Quirinale?

Una cosa è la contrapposizione tra due campi che competono per il governo. E qui vale il monito di Letta, o di qua o di là. Altro cercare un accordo ampio a sostegno di un capo dello Stato saldamente europeista e in grado di tenere unito il paese. E allora certo che si deve parlare con tutti, con la destra e con Italia Viva. Piuttosto sarebbe interessante capire cosa vi sia di vero nello scenario che descrive quel movimento intenzionato a stringere con la destra un accordo che escluda la sinistra e i 5 Stelle. Ma lo scopriremo solo vivendo.

Elezioni comunali. Nonostante l’astensione, c’è stato un avanzamento reale delle forze progressiste? C’è il rischio da parte del centrosinistra di un eccesso di ottimismo?
Il successo è stato netto. La destra ci ha messo del suo sbagliando tutto a partire da candidature vissute come una umiliazione da una parte dei loro stessi elettori. Il rischio maggiore è pensare che si sia già vinta anche la tappa successiva perché non è così. Conta molto però che la linea fondata su alleanze larghe e civiche si sia rivelata vincente tanto dove ha coinvolto i 5 Stelle come a Bologna e Napoli che dove ci siamo assunti noi l’onere di risultare unitari anche per gli altri. Adesso la prova è tradurre il modello in un’alternativa alla destra e per riuscirci non basta sommare le sigle, da LeU a Calenda. Bisogna che assieme a un’alleanza politica la sinistra recuperi la sua rappresentanza sociale. La verità è che abbiamo rimesso piede fuori dalle Ztl e non era scontato, allo stesso modo non possiamo ignorare che il dato dell’astensione sarà il terreno dove la destra proverà a recuperare consenso. Sta a noi trovare linguaggio e proposte per coinvolgere la parte più offesa e meno tutelata della società.

Sulla manovra che giudizio dà? Ritiene che la cosiddetta “agenda Draghi” debba essere una parentesi o una bussola per Pd e centrosinistra?
Noi sosteniamo il governo con lealtà, ma è evidente che dobbiamo avere una nostra agenda che guardi in primo luogo alle fasce sociali più colpite e penalizzate dalle politiche di questi anni e decenni. Nella manovra appena licenziata c’è l’impronta della nostra presenza, a cominciare dal lavoro del ministro Orlando sul fronte degli ammortizzatori estesi anche a chi non li ha mai avuti. Poi è chiaro che su come investire le risorse del taglio delle tasse o sul merito della previdenza diremo la nostra. È una manovra espansiva, dopo anni di vacche magre. Su alcune questioni come il reddito di cittadinanza sarà bene approfondire anche alla luce dei rilievi critici che già sono emersi: bisogna garantire che quell’assegno raggiunga davvero un numero più alto di soggetti poveri e spesso inoccupabili.

La situazione della sinistra, dentro e fuori dal Pd, appare molto debole. Ci sono larghi strati di ceti popolari che non vedono più nel voto una occasione di riscatto o di possibile miglioramento delle proprie condizioni materiali.

Parafrasando Forrest Gump: “sinistra è chi sinistra fa”. Facciamolo e anche quella speranza di riscatto tornerà a manifestarsi, in fondo il voto ci ha detto che siamo sulla strada giusta.