«Date le circostanze, il modo migliore in cui posso aiutare ora è facendomi da parte e lasciare che si torni a governare E quindi è quello che farò»,

Con queste parole il 63 enne Andrew Cuomo, al suo terzo mandato come governatore dello Stato di New York, ha annunciato le sue dimissioni a seguito di uno scandalo per molestie sessuali che ha rovesciato la stella di uno dei leader più noti della nazione.

Le sue dimissioni saranno effettive tra 14 giorni, quando il vice governatore Kathy Hochul presterà giuramento per sostituirlo, diventando cosi la prima governatrice di New York.

L’annuncio è arrivato una settimana dopo che un rapporto della procuratrice generale dello Stato di New York, Letizia James, aveva concluso che il governatore aveva molestato sessualmente quasi una dozzina di donne, comprese attuali ed ex dipendenti del governo, avendo con loro contatti indesiderati e facendo commenti inappropriati. Nelle 165 pagine del rapporto vengono descritte le vendette di Cuomo e dei suoi collaboratori verso le donne che si erano ribellate o che avevano denunciato.

Nel suo discorso Cuomo ha riconosciuto che alcune delle sue azioni, inclusi abbracci, baci sulle guance e appellativi come «tesoro» o «dolcezza» potrebbero averle messe a disagio, ma ha ribadito di non credere di essere colpevole di alcuna molestia, negando le accuse più gravi di «contatto indesiderato» e indicando in un gap generazionale sulle diverse norme di condotta sul posto di lavoro il motivo per cui alcune delle sue interazioni potrebbero essere state fraintese.

«Sono un italoamericano di 63 anni», ha ripetuto Cuomo, imputando alla geografia e all’anagrafe le ragioni del fraintendimento. Ciò che nella sua cultura e per la sua generazione era assolutamente accettabile, ora non lo è più.

Il suo istinto, ha detto il governatore, sarebbe stato quello di continuare a combattere le accuse, finché i fatti non lo avessero scagionato e ha accusato il sistema politico, sempre più polarizzato, di aver creato la frenesia che gli ha reso impossibile prendersi il tempo per dare la sua versione: «È una questione politica. E il nostro sistema politico oggi è troppo spesso guidato dagli estremi».

Se fino alla pubblicazione del rapporto poteva essere possibile per il governatore opporre spavalderia alle accuse, dopo l’intervento della procura di New York le richieste delle sue dimissioni si sono moltiplicate arrivando da tutto il partito, fino al presidente Joe Biden, suo amico personale di lunga data.

Negli ultimi giorni Cuomo era sempre più isolato: la sua collaboratrice principale, Melissa DeRosa, si era dimessa dopo aver concluso che il governatore non aveva davanti a sé alcun percorso perseguibile per rimanere in carica.

Alla fine Cuomo ha seguito il consiglio dei suoi principali collaboratori: lasciare l’incarico volontariamente per evitare un processo di impeachment che si stava già preparando e che sarebbe iniziato fra un mese, diventando così il secondo governatore della storia di New York a essere rimosso forzatamente.

La caduta di Cuomo è stata travolgente per la sua velocità: un anno fa il governatore veniva salutato come eroe nazionale per la leadership dimostrata in mezzo alla pandemia di Covid e con cui aveva guidato non solo lo Stato di New York ma tutta la nazione, opponendosi a Trump con caparbietà e mestiere.

Visto in retrospettiva lo scontro potrebbe essere interpretato come la lotta fra due bulli newyorkesi di mezza età dove solo uno dei due, però, aveva l’intelligenza e la competenza per occupare il suo ruolo.

In ogni caso la caduta di Cuomo è la fine di un’epoca, quella degli uomini di potere di mezza età, arroganti, abituati a non dovere chiedere, convinti che fare apprezzamenti e battutine e a provarci con le donne che lavorano per loro non sia grave, men che meno passibile di punizione.