Non c’è bravo ragazzo rivoluzionario cresciuto a ciclostile e spaghetti western che non abbia amato Cuchillo e i suoi coltelli e non abbia detto una volta nella vita «Cuchillo se ne va!». Non c’è proprio un ragazzo cresciuto negli anni ’70 che non abbia amato Sandokan e non abbia cantato la canzone dei fratelli De Angeliis «S’alza e abbassa la marea…». Sergio Sollima, scomparso nella sua Roma a 94 anni, maestro di un cinema dedicato all’avventura come i suoi compagni dei tempi della Romana Film, Umberto Lenzi e Domenico Paolella, lascia un’incredibile eredità di cinema di genere, tra spy movies, spaghetti western, polizieschi ancora oggi presenti e vivi nel nostro immaginario.

on solo perché suo figlio Stefano è diventato un nuovo maestro di genere con la strepitosa serie di Gomorra per Sky, ma perché intere generazioni sono cresciute con la sua trilogia western con Tomas Milian e con i suoi Agente 3S3 con Giorgio Ardisson.

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«Lo hai capito da dove ho rubato la scena della morte di Diane Kruger in Inglorious Bastards, no?», mi chiese qualche anno fa Quentin Tarantino». No, da dove? «Dal finale di Requiem per un agente segreto di Sergio Sollima, quando Stewart Granger uccide Daniela Bianchi». Diavolo. Non lo avevo proprio capito. Pensavo che il lungometraggio che Tarantino preferisse di Sollima fosse La resa dei conti, capolavoro western con Tomas Milian e Lee Van Cleef scritto da Sergio Donati e prodotto da Alberto Grimaldi per la Pea. Quello era stata il primo vero grande film di Sollima che tutti noi ragazzi del tempo avevamo amato.

E l’anno dopo amammo allo stesso modo Faccia a faccia con Tomas Milian e Gian Maria Volonté, l’intellettuale malato che diventa un criminale bastardo. Per non parlare del successivo e più povero Corri, uomo, corri, più di genere e più scanzonato, dove Cuchillo è davvero Cuchillo, eroe popolare terzomondista in lotta col capitalismo yankee.

Sollima, dopo avere scritto per la Romana Film di Fortunato Misiano una ventina di sandaloni e avventurosi tra Ercoli, Goliath, Ursus, dopo aver esordito con un episodio, Le donne, interpretato da Enrico Maria Salernom Catherine Spaak e Claudia Mori, all’interno del film L’amore difficile, dopo aver dato vita a una serie di sotto 007 all’italiana con Giorgio Ardisson nei panni dell’agente 3S3 estremamente raffinati e molto stilosi, con tanto di musiche di Piero Umiliani, aveva mostrato coi suoi tre spaghetti western un lato che nessuno si aspettava.

Quello che dava vita a un western politico, terzomondista, che esaltava l’umile peone di Tomas Milian come eroe positivo contro i cowboys vittoriosi di Hollywood. Noi ci sentivamo come Tomas Milian – Cuchillo, eravamo lui, pronti a scagliare il nostro coltello contro il capitalismo americano. Ma furono capolavori di genere anche i suoi due grandi noir, Città violenta con Charles Bronson e Telly Savalas e Revolver con Oliver Reed, Fabio Testi e Paola Pitagora. Per non parlare della immensa popolarità che dette a Sollima il suo Sandokan televisivo con Kabir Bedi, Philippe Leroy e Adolfo Celi. Un successo che un po’ lo porterà a ripetere per parecchi anni lo stesso prototipo. Ecco nuove serie, nuovi film con Sandokan, ecco Il corsaro Nero.

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Ritornerà a qualcosa di più privato e meno avventurosi con la bella serie tv I ragazzi di celluloide, tutta dedicata ai suoi tempi del Centro Sperimentale di Cinematografia, dove aveva studiato assieme a Umberto Lenzi e dove aveva sognato davvero il cinema. Sollima ci lascia l’idea di un cinema avventuroso di grande respiro e di grande popolarità che non disdegna affatto uno sguardo politico sul proprio tempo.

Qualcosa che ci ha fatto crescere tutti in quegli anni lontani. Che hanno amato gli spettatori di ogni parte del mondo e i giovani Quentin Tarantino delle videoteche. Venerdì 3 luglio alla Casa del Cinema, dalle 10 alle 13 è prevista una camera ardente per ricordarlo.