Il governo cubano ha messo a segno due importante punti. La spinosa questione del rispetto dei diritti dell’uomo non comprometterà né la visita del presidente Barack Obama a Cuba, prevista per il 21 e 22 marzo, né la firma di un accordo politico con l’Unione europea.

Una piccola tempesta era scoppiata la scorsa settimana con l’annuncio del Dipartimento di Stato Usa che John Kerry aveva cancellato la visita prevista a Cuba proprio per trattare il problema dei diritti umani. In particolare per fare pressione sul governo cubano mentre sono in corso trattative sulla lista degli oppositori e dissidenti che potranno incontrarsi con Obama durante la sua visita e di quelli che potranno essere amnistiati. Dopo l’annuncio non erano mancate, nei mass media americani, speculazioni su un disaccordo fra Obama e Kerry su come trattare la questione del rispetto dei diritti umani con Cuba, né le preoccupazioni che la supposta frattura proiettasse un’ombra pericolosa sulla visita del presidente, primo capo di stato nordamericano a mettere piede a Cuba dal 1928. Contro la storica missione di Obama continua infatti il pesante fuoco di sbarramento di una parte del vertice repubblicano, in particolare dei due candidati alla presidenza di origine cubana, Ted Cruz e Marco Rubio.

Nei giorni scorsi però il portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest, ha annunciato che Kerry viaggerà a Cuba con Obama e dunque parteciperà anche alla riuione del presidente con un gruppo di dissidenti. Il portavoce ha anche messo in chiaro che «la lista di invitati» sarà decisa «esclusivamente dalla Casa Bianca», senza «alcun intervento del governo cubano». Come pure che vi è un accordo con l’Avana «per fare in modo che la visita (di Obama) sia un successo e perché il processo di normalizzazione (fra i due Stati) continui sulla retta via».

Fonti ufficiose cubane sostengono invece che le trattative per mettere a punto una lista di dissidenti che incontreranno Obama vi sono state – come pure che tra i vari gruppi di opposizione vi è un disaccordo sulla valutazione della missione del presidente statunitense e dunque sulla loro disponibilità di accettare di far parte di una delegazione concordata con le autorità cubane. Anche in questo caso, sempre secondo fonti ufficiose, è in corso una mediazione della Chiesa cattolica cubana.

Alcuni alti prelati, come il vescovo di Santa Clara, avrebbero infatti incontrato i dirigenti dell’opposizione per discutere la possibilità della liberazione (richiesta dagli Usa) di cinque detenuti di coscienza in cambio dell’accettazione da parte loro a emigrare, come pure l’offerta fatta ad altri dissidenti, in libertà vigilata, di poter viaggiare all’estero in concomitanza con la missione di Obama. La conferma che tali trattative siano andate, almeno in parte, a buon fine è venuta dall’arrivo due giorni fa a Miami di Marta Roque, una delle oppositrici «storiche» che, da anni non poteva lasciare l’isola. A Miami, Roque ha dichiarato che «anche se alcuni (oppositori) considerano che le concessioni fatte (dal governo cubano a Obama) siano briciole, di queste briciole avevamo estremo bisogno». E ha confermato che vi sono «altre dieci persone in attesa di poter aver la possibilità che ho avuto io di viaggiare all’estero».

Un indubbio successo per il governo cubano è anche la prospettiva che venga firmato il Documento di accordo e dialogo politico e di cooperazione con l’Unione europea, concludendo così un ciclo di trattative che dura dall’aprile del 2014 per ristabilire rapporti bilaterali Ue-Cuba e mettere fine alla cosidetta «posizione comune» che vincolava in sostanza le relazioni al rispetto dei diritti dell’uomo.

Per mettere a punto gli ultimi passi necessari alla conclusione dell’accordo giungerà all’Avana domani la responsabile della diplomazia europea, Federica Mogherini. Da quanto annunciato dal viceministro degli Esteri cubano Abelardo Moreno il testo dell’accordo è in una fase «sommamente avanzata» e restano solo «alcune precisazioni politiche». Moreno ha espresso la «speranza del governo» cubano che «l’accordo si possa concludere » nel corso della sessione che sarà presideuta da Mogherini e dal ministro degli Esteri cubano, Bruno Rodriguez.

Il documento in discussione contiene un capitolo dedicato al dialogo politico, un altro sulla cooperazione e dialogo sulle politiche settoriali e un allegato sulle relazioni commerciali . Il tema dei diritti umani, uno degli aspetti più difficili delle trattative, sarebbe stato posto, secondo Moreno, «in una forma accettabile per entrambe le parti».