La nuova Costituzione è la carta fondamentale politico-giuridica che deve sostenere – per usare le parole di Raúl Castro – «il trasferimento alle nuove generazioni della missione di continuare la costruzione del socialismo, garantendo l’indipendenza e la sovranità nazionale» di Cuba. Era fondamentale, dunque, che fosse approvata massicciamente dalla popolazione. Specie dopo che Trump dalla Florida aveva tuonato che vuol farla finita col socialismo in tutta l’America latina.

E dopo che il suo uomo, Juan Guaidó, ha tentato una prova di forza in Venezuela con il cavallo di Troia dell’«aiuto umanitario». Il governo e il partito comunista hanno giocato tutte le loro carte con una propaganda capillare e martellante e usando il pugno duro contro dissenso e opposizione, entrambe assai minoritarie ma con strumenti capaci di eludere il controllo governativo. L’opposizione infatti è stata apertamente sostenuta dall’esterno, specie dalla Florida, con un uso degli sms e dei social già sperimentato di recente in Brasile e Venezuela. Inoltre, per la prima volta, una parte delle chiese o sette evangeliche – anche queste collegate alle «case madri» negli Usa, come l’Evangelican Christian Humanitarian Outrech for Cuba guidata da Teo Babún e finanziata da Usaid – si erano espresse per il «no» alla nuova Costituzione. Non certo perché favorevoli a che fosse mantenuta quella del 1976, che rappresenta una sorta di fossile del socialismo ai tempi dell’Urss, ma per un voto contro il sistema socialista cubano. In sostanza, per «un cambio di regime».

La massiccia affluenza alle urne – più dell’84%, 10 punti in più della precedente consultazione politica- e la netta vittoria dei «sì» -86, 8% dei votanti- rappresenta un successo per il presidente Miguel Díaz-Canel. Al di là dei dubbi e delle provocazioni (molte) sulla trasparenza e veridicità dei dati, il nuovo presidente ha ricevuto una «legittimità» popolare che si aggiunge a quella di essere stato «scelto» da Raúl Castro e votato all’unanimità dall’Assemblea nazionale. E, soprattutto, gli fornisce nuovi strumenti politico-giuridici per proseguire con le riforme economico-sociali ed eventualmente – in un futuro – politiche, oltre che sfidare Trump, affermando che quello dei cubani è stato «un voto contro il processo in corso di restaurazione imperiale e capitalistica in America latina e in difesa della dignità del continente».

Lo stesso presidente, dopo aver votato domenica scorsa, ha messo in chiaro che la nuova Costituzione dovrà essere «implementata» da una serie di leggi che riguardano vari settori, economico, giuridico, amministrativo ed intersettoriali. Díaz-Canel ha informato che sono già stati presi contatti con una serie di esperti in diritto per giungere alla riunione ordinaria dell’Assemblea nazionale a giugno, con un primo pacchetto di leggi da esaminare e approvare.

Il testo della nuova Carta Magna – seppur modificato per il 60% rispetto alla prima stesura dalle richieste popolari espresse in decine di migliaia di riunioni di base- è comunque un compromesso tra due correnti del Pc, che per schematizzare si possono definire «fidelista-ortodossa» e – sempre «fidelista – riformatrice». Pur con questi limiti rappresenta una possibile e fondamentale leva politico-giuridica per la «continuità» -ma in molti chiedono anche un’accelerazione- delle riforme iniziate da Raúl otto anni fa.

Per limitarsi ad alcuni esempi, la nuova Costituzione (art.22) riconosce la proprietà privata – seppur complementare a quella socialista-statale e cooperativista. Ma attualmente i piccoli imprenditori – più di 600mila- vengono definiti «lavoratori per conto proprio». Non hanno cioè uno status giuridico che permetta loro, ad esempio, di importare direttamente materiali o strumenti necessari alla loro attività. Né di avere a disposizione mercati all’ingrosso efficienti. Dunque sarà necessario definire diritti e limiti di tale proprietà privata.

Dal punto di vista sociale l’esempio più citato è quello del matrimonio egualitario, previsto nella prima stesura e poi cassato in quella definitiva della Carta Magna con l’argomento che sarebbe stato affrontato nella nuova legge sul Diritto di famiglia ( la nuova Costituzione, art. 82, definisce il matrimonio «una delle forme di organizzazione della famiglia»). Infine, la Costituzione approvata garantisce il diritto dei cittadini a un’informazione trasparente e libera (l’art. 55 garantisce la libertà di stampa) che però deve combinarsi con la riconferma costituzionale che i tutti i mass media appartengono allo stato. Come pure la libertà di pensiero, coscienza, espressione (art. 54) e la riconferma del Pc come partito unico «forza superiore dirigente della società».