A quasi 60 anni dalla Revoluciòn, Cuba è ora lanciata verso una nuova fase caratterizzata dalla necessità di rileggere il periodo sotto la guida di Fidel Castro ed immaginare così un nuovo futuro in cui proiettarsi. Il documentario di Giorgio Palmera Cuba New Revolution vuole esplorare l’incontro generazionale che anima la società cubana, i desideri e le preoccupazioni di una gioventù chiamata ad interpretare il proprio passato tentando di delineare una riflessione innovativa e sincretica in cui fondere il meglio del modello cubano e quello occidentale. Il regista del film Giorgio Palmera, fotografo con oltre vent’anni d’esperienza, ha fondato nel 1997 l’associazione onlus «Fotografi senza Frontiere» e nel corso della sua carriera ha realizzato diversi workshop in Nicaragua, Argentina e Palestina. Di recente ha firmato Transamazonica, L’Ultima Frontiera prodotto da Rai Cinema e Rai Com , mentre negli ultimi anni si è dedicato alla situazione sociale e politica di Cuba. Qui, accompagnato dalla fotografa italo-cubana Giulia Parisi e dall’antropologo Gino Bianchi, inizia il progetto Cuba New Revolution che sta cercando in questi giorni nuovi finanziamenti per potere raccontare le particolari sfumature della realtà cubana. Il 25 Novembre 2016 è stato un momento di forte impatto emotivo caratterizzato da una sincera commozione che ha coinvolto l’intera isola.
LA MORTE DI FIDEL
«Io ero sul posto» – racconta Giorgio Palmera – «ho visto e fotografato quanto stava succedendo. La morte di Castro è stato un momento estremamente sentito dai cubani, in un modo che solo chi era presente poteva comprendere». La figura di Castro, segnata da un forte dibattito, ha assunto un ruolo di centralità assoluta nel nuovo processo di definizione sociale e culturale cubana. In questo scenario si lavora sulla fusione tra memoria e riflessione, all’insegna di una grande aspirazione identitaria. Parlando del documentario Palmera ci ha così descritto le origini del suo percorso: «Il discorso sul nuovo corso di Cuba inizia da prima dei funerali di Castro che ha rappresentato per i cubani una simbolica morte di papà. Quando Fidel era in vita si poteva percepire la sua presenza radicata nell’isola, parlando con le persone avvertivo una certa ritrosia, ora è diverso. È un cambiamento tangibile che ha prodotto una spinta dal basso importante, soprattutto nei giovani. Ho capito che stava succedendo qualcosa di davvero unico e abbiamo deciso che tutto questo doveva essere raccontato. Qui nasce Cuba New Revolution». Incontri e parole sussurrate che diventano gesti catturati in uno spazio plastico in cui esplodono tutte le contraddizioni e le potenzialità della nuova ristrutturazione della società cubana. Lo smarrimento dovuto alla perdita di un punto di riferimento riconosciuto e problematico diviene studio sul proprio retaggio in un terreno culturalmente feritile, ricco dei ricordi vividi di un passato che va discusso e interpretato.
LA RIVOLUZIONE DEL ’59
«I giovani, continua Palmera, sentono il bisogno di andare ad interrogare gli anziani che hanno visto la rivoluzione del ‘59. È una parentesi storica irripetibile proprio perché ancora consente questa pluralità generazionale che bisogna abbracciare e tramandare per salvaguardare l’eco della rivoluzione e poterla rileggere e reinterpretare». ll lavoro sul campo viene esaltato dalla costruzione dell’immagine fotografica a partire dalla sua natura antropologica che assume un ruolo centrale in una messa in scena tesa verso lo scambio e il dialogo. «Io sono un fotografo e il mio approccio all’immagine è profondamente legato alla fotografia, voglio catturare, anzi archiviare la memoria. Per me questa è una prerogativa e il documentario con le sue qualità ci dà modo di ascoltare i nostri protagonisti, che non sono attori. Spendere tempo con loro aiuta a ridistribuire il nostro ruolo insieme a quello della macchina e così facendo a catturare il vero che è ciò che ci interessa». Su questa misura del tempo si strutturano i suoi diversi ritorni a Cuba, tutti all’insegna di una mutazione di scenario in cui ritrovare i personaggi avvicinati durante la produzione. «Le interviste sono servite per raccogliere materiale fondamentale, poi però l’approccio con i protagonisti è stato diverso. Giulia Parisi si trova davanti la macchina da presa, la sua figura rappresenta quel senso di viaggio con cui abbiamo costruito il nostro progetto. I cubani con le loro storie appariranno nel film come veri e propri incontri, la loro voce è l’anima del discorso».
IL CROWFUNDING
Adesso il documentario Cuba New Revolution esige di essere portato a termine: «Abbiamo già girato molto materiale e finanziato la post-produzione. Dobbiamo concludere le interviste e mettere insieme le ultime fasi del progetto in un viaggio che coinciderà con l’anniversario della morte di Che Guevara». Per raccontare Cuba attraverso gli occhi e i sogni dei cubani, gli autori hanno dunque bisogno di un importante sostegno per finanziare la spedizione. È stata a tal proposito avviata una campagna di crowdfunding sulla piattaforma web Indiegogo con l’obiettivo di raggiungere una somma di 12.000 euro con cui portare a compimento il documentario. Per dare voce all’iniziativa e ottenere il ricercato contatto con il pubblico è stato organizzato un evento che si svolgerà martedì 11 Luglio a partire dalle ore 19.00 presso il Lian Club sul Lungo Tevere dei Mellini. Il «crowdfunding party» includerà insieme alla prima presentazione pubblica del progetto Cuba New Revolution, anche una serie di proiezioni, musica con djset e aperitivo. Per dirla con le parole di Palmera: «Cuba New Revolution è un progetto importante, non solo un discorso riferito a Cuba. L’anima di questa nuova rivoluzione si riferisce ad ognuno di noi, perché tutti noi abbiamo il diritto di sapere chi siamo e dove stiamo andando».