«Cuba dopo Fidel non sarà la stessa. Ma questo non significa che vi saranno cambiamenti socio-economici, e in parte anche politici, al di fuori di quelli già iniziati dalle riforme volute dal presidente Raúl Castro. Penso però che queste riforme dovranno essere accelerate e approfondite».

Sociologo, vicedirettore di Casas de las Americas, esponente di spicco di quella parte del movimento marxista cubano agglutinata nella rivista «Pensamiento critico» che, nel 1969-70, ebbe punti di contatto (posizioni critiche di fronte all’Urss) col manifesto, Aurelio Alonso è uno dei più acuti ricercatori e analisti.

«Alla vigilia del VII congresso del Pcc – prosegue- che, la scorsa primavera, doveva esaminare e approfondire le riforme decise dai “Lineamenti per la modernizzazione socio-economica” molti militanti chiesero che le tesi venissero prima discusse in assemblee della base. E anche durante i lavori del Congresso vi furono voci favorevoli a riforme più profonde e accelerate. Tra l’altro si chiedeva un contesto più democratico per il paese, nel senso di una progressiva separazione del partito e dello Stato».

Lei pensa che il presidente Raúl seguirà questa linea, ovvero un’accelerazione delle riforme anche nel campo istituzionale?

05EST2 PICCOLO RAUL CASTRO CUBAefe 74
Il discorso di Raul ai funerali di Fidel Castro – Efe/LaPresse

 

Io penso che dovrà andare avanti in questa direzione. Certo gli mancherà l’appoggio di una personalità così carismatica come il fratello maggiore, ma nel contempo non subirà il controllo di quella parte del partito che a Fidel faceva riferimento. Come dicevo, nel Pcc vi è chi chiede che il partito si trasformi da organo politico dirigente (unico secondo la Costituzione,ndr) in una forza direi di controllo etico-politico sul governo. Il che non significherà l’accettazione del multipartitismo e le sue conseguenze, ma un contesto più democratico del socialismo cubano.

In una situazione di dura crisi economica, con i prezzi che aumentano e di fronte all’incognita della politica verso Cuba del nuovo presidente Trump, pensa che Raúl potrà avere il sostegno della popolazione?

È vero, Raúl non ha il carisma del fratello. Ma ormai da dieci anni ha le redini del paese e la politica di riforme ha la sua impronta. Ma anche prima, quando era responsabile della Difesa, ha dimostrato una eccezionale capacità amministrativa e anche nella formazione dei quadri. Non a caso, gran parte dell’economia oggi è controllata dai militari. E la loro gestione si dimostra più efficiente dell’elefantiaca e improduttiva burocrazia di stato. Inoltre, la gran parte della popolazione chiede, come logico, migliori condizioni di vita. E queste sono possibili solo se il paese produce.

Quali cambiamenti prevede?

Siamo in presenza di due situazioni contingenti ma decisive per i cambiamenti che si annunciano.

La prima si riferisce a cause biologiche, la direzione politica “storica”, quella che ha fatto la rivoluzione, è composta da persone molto anziane, più di ottant’anni, dunque dovrà essere rinnovata.

Il presidente lascerà la carica nel febbraio 2018, gli altri seguiranno. Dunque vi sarà un cambio al vertice. Anche se i nuovi dirigenti verranno dalle fila del Pcc o delle Forze armate, saranno comunque diversi, per età – dunque figli di un nuovo secolo globalizzato – per cultura. Per necessità, direi.

In secondo luogo, vi è stato lo spartiacque del 14 dicembre 2014, quando il presidente Obama ha riconosciuto il fallimento della cinquantennale politica degli Stati uniti nei confronti di Cuba, della quale il blocco economico-commerciale-finanziario è l’espressione più feroce. È difficile, credo, che Trump possa fare marcia indietro. Buona parte della popolazione degli Usa sostiene Obama.

In quali settori ritiene che le riforme debbano essere approfondite o accelerate?

Economia e settore giuridico-istituzionale. L’attuale sistema produttivo è troppo legato all’eredità sovietica, statalista e inefficiente. Bisogna ridefinire quali sono i mezzi di produzione che devono restare sotto il controllo dello Stato e quali lasciati al settore privato o cooperativista.

Vi dovrà essere un socialismo non isolato dal mercato. Solo così potrà aspirare ad essere “prospero e sostenibile”.

Parimenti, vi dovranno essere riforme istituzionali e giuridiche che rendano possibile un’armonizzazione del socialismo e del mercato. Per esempio, i piccoli imprenditori privati dovranno avere una figura giuridica, che permetta loro di agire con più libertà ed efficienza.

Vi è poi il problema assai difficile di eliminare la doppia moneta e rendere convertibile il peso cubano. Evitando che l’inevitabile shock che produrrà nella popolazione sia troppo pesante. Ma questa nuova misura è troppo strettamente legata al blocco finanziario attuato dagli Usa per essere affrontata operativamente prima che l’embargo sia abolito o molto indebolito.