«Per anni abbiamo avuto un leader che badava più agli ideali che al concreto, ora ne abbiamo uno che parla poco ma agisce in fretta», dice al manifesto Reinaldo, riferendosi a Fidel e a Raul Castro. Rilassato e sorridente, l’uomo spinge un carrello di valigie appena scaricato da un pullman di turisti in un hotel di lusso dei Jardines del Rey. Afferma di essere laureato in lingue e letteratura, ma di aver scelto il lavoro di facchino «per guadagnare e per conoscere persone diverse». Intorno, musica e colori accendono il tramonto caraibico. Sfila una rappresentazione del passato coloniale, gli schiavi africani vestiti da fantasmi e i negrieri che li tormentano nelle piantagioni di zucchero dell’antica Cuba. Siamo a Cayo Coco, sede dei fenicotteri rosa, nell’arcipelago di Jardines del Rey. Nei locali del gigantesco complesso turistico dell’Hotel Melia, si è svolta quest’anno la 35ma Fiera del turismo, dedicata all’Italia, alla nautica e all'”affinità elettiva” tra Cuba e Venezuela. L’anno prossimo, la fiera sarà dedicata al Canada, al primo posto negli scambi turistici con l’isola.

Il turismo è uno dei principali motori del nuovo corso economico, avviato dal presidente Raul Castro per «attualizzare il modello socialista» attraverso «aperture controllate» all’iniziativa privata. Un motore ben rodato fin dall’inizio della rivoluzione cubana. Il primo evento internazionale legato al turismo ha avuto luogo all’Avana nell’ottobre del 1959, e ha fatto registrare cifre senza precedenti: oltre 2.000 agenti del settore (e le loro famiglie) provenienti da 82 paesi. Nel 1963, nasce la Società nazionale e internazionale del turismo (Etni). Ma è a partire dal periodo especial, il più terribile nella storia dell’isola, che il turismo diventa una vera e propria ancora di salvataggio. Allora, dopo la caduta del campo socialista, Cuba rimane senza possibilità di scambi e risorse economiche a causa del feroce blocco economico imposto dagli Stati uniti. Nel 1994, per l’economia turistica e il suo indotto viene istituita la doppia moneta, il Peso convertibile (Cuc), e per gli abitanti, il peso cubano. Nel 2013, il presidente ha annunciato che si tornerà ad averne una sola, ma per ora non si è ancora deciso. Il peso continua a essere la moneta utilizzata dai cubani nei negozi che vendono prodotti sussidiari o correnti, il Cuc è sempre più presente, ma parallelo (10 Cuc equivalgono a 200 pesos e un euro vale 1,13 Cuc).
Umberto ha i capelli brizzolati e la maglietta rossa della compagnia Blue Panorama, che da vent’anni funziona in tandem con la Cubana de Aviacion: «Io sono ingegnere nucleare – dice al manifesto – ma durante il periodo especial ho deciso di lavorare come guida turistica, ho imparato diverse lingue, principalmente l’italiano. Gli stipendi sono equivalenti, ma con le mance in Cuc si può guadagnare molto. A Cuba nessuno muore di fame, tutti hanno un lavoro, cultura e sanità sono gratuiti e per andare a teatro e allo stadio si spendono pochi centesimi, ma il costo della vita è comunque elevato, i prodotti non sussidiati costano quasi come da voi. A volte bisogna arrangiarsi». In che modo? «Facendo altri lavori a domicilio, chi ha parenti fuori riceve soldi. Considero molto positivo che si sia regolarizzato il lavoro non statale, por cuenta propia, che oggi riguarda quasi mezzo milione di persone e che in gran parte ruota intorno alle cooperative che si muovono intorno al turismo: per il trasporto, il cibo o l’alloggio». Attualmente, vi sono circa 75.000 casas particulares che offrono alloggio e oltre 2500 paladares, ovvero ristoranti privati (tutti gli altri sono gestiti dallo stato). Chi lavora in proprio, deve solo versare una tassa allo stato. L’agenzia di viaggi Cubatur ha firmato 608 contratti con clienti non statali. Il principale apporto esterno al Pil cubano arriva però dalle missioni fuori dal paese, di medici o professionisti.
Durante la Fitcuba, l’Organizzazione mondiale del turismo (Omt) ha confermato il trend positivo che vede l’isola tra le mete top per il 2015, e la grande partecipazione dei clienti italiani, soprattutto provenienti dal sud e dal centro. A rappresentare l’Italia alla Fitcuba, è venuta la Sottosegretaria al Turismo e beni culturali, Francesca Barracciu, che si è dichiarata entusiasta sia dell’isola che dell’incontro con la ministra del turismo venezuelano, Marlene Contrera. «Con Cuba – dice Barracciu al manifesto – abbiamo un rapporto molto positivo. Le grandi imprese italiane che da tempo lavorano in questo paese stanno crescendo ancora. Gli italiani viaggiano verso Cuba, ma anche i cubani vengono sempre più numerosi nel nostro paese. In Italia, quasi il 12% del Pil è costituito dal turismo, che può essere un grande volano dell’economia in base al piano di sviluppo programmato per defiscalizzare gli investimenti nella ristrutturazione degli alberghi, per l’informatizzazione e l’adeguamento tecnologico: soprattutto ora che lo sviluppo del turismo è legato alla valorizzazione dei nostri beni culturali, dobbiamo essere all’altezza. A Cuba esportiamo il made in Italy e progetti di energie rinnovabili. Abbiamo necessità di stabilire accordi internazionali che consentano scambi virtuosi e per questo il nostro governo si sta adoperando per favorire le relazioni di Cuba con l’esterno».
Da qui, per Barracciu sono lontani gli echi delle polemiche legate all’indagine sulle presunte “spese pazze” del consiglio regionale della Sardegna di cui ha fatto parte. Nel paradiso naturalistico di Cayo Coco, Barracciu illustra cifre e progetti, confrontandosi con quelli di un’America latina per cui la parola socialismo non è affatto una bestemmia, ma declina diritti e giustizia sociale. Anche a Jardines del Rey, un arcipelago incantato che fino alla fine del 1800 era solo un’intricata palude di mangrovie popolata di zanzare, sorgerà quest’anno un altro villaggio turistico italiano.
«L’Italia – spiega Barracciu – è in ottava posizione nell’interscambio commerciale di Cuba e seconda in ambito europeo. In questa sede abbiamo concluso importanti accordi per rafforzare la collaborazione soprattutto con le piccole e medie imprese cooperative. Nel turismo, da noi come in America latina, è molto forte la presenza femminile. Nelle nostre preoccupazioni c’è l’attenzione alle politiche di sostenibilità: prima di tutto economica e ambientale, ma anche di pari opportunità. Fare impresa turistica da noi deve diventare motivante, anche attraverso politiche che facciano scendere il costo del lavoro e cancellino le discrepanze insopportabili nei salari. Il ruolo del governo è quello di conciliare gli interessi fra lavoratori e imprenditori».