«Cuba va». Sotto questa sigla, giovedì, una giornata di concerti, balli popolari, feste e spettacoli in tutta l’isola ha segnato l’inizio del nuovo anno, il 57° dalla Revolución di Fidel Castro. I festeggiamenti sono continuati ieri e proseguiranno oggi senza che sia previsto alcun atto politico. Dopo il “pieno” di eventi seguiti alla fine dell’ultimo muro della guerra fredda e dell’annuncio del ristabilimento delle relazioni diplomatiche tra l’isola e gli Stati Uniti, viene lasciato il campo alla speranza che con l’incipiente apertura politica migliorino le condizioni di vita dei cubani.

Si apre dunque un anno pieno di aspettative, ma anche di difficoltà e interrogativi. Nei giorni scorsi, il presidente Raúl Castro aveva messo in chiaro che il suo governo non avrebbe ceduto sul piano dei principi politici, della sovranità nazionale e delle «conquiste del socialismo». Proprio per ribadire visivamente questa decisione, il presidente si è recato a Santiago, la città nell’oriente di Cuba, dove nel 1953, con l’assalto alla caserma Moncada, suo fratello maggiore, Fidel, diede inizio al processo rivoluzionario. Con un atto altamente simbolico, Raúl ha visitato il cimitero della città, dove sono sepolti molti “eroi della Rivoluzione”, compresa sua moglie Wilma Espin, simbolo di quella lotta che ha portato prima alla liberazione dalla dittatura di Fulgencio Battista, poi alla difesa dell’indipendenza e del socialismo nella lunga “guerra fredda” combattuta con gli Usa. I due quotidiani del partito comunista, Granma e Juventud rebelde hanno dato ampio spazio con molte fotografie a questa visita, simbolo, appunto, della volontà di proseguire nel cammino che ha permesso a Cuba di giungere a testa alta al momento delle trattative con il potente vicino del Nord.

La Chiesa cattolica, che di tale processo è stata mediatrice ma anche garante, e che dunque si appresta a giocare un ruolo assai importante nell’isola, ha voluto dare, in sintonia con le richieste di papa Francesco, un tono chiaramente distensivo festeggiando la giornata mondiale della pace e diffondendo le richieste e gli auspici che si metta fine ai conflitti e alle violenze. Il vertice ecclesiastico si è schierato apertamente a favore del dialogo come forma per superare i contenziosi anche più duri, come quello che da più di cinquant’anni oppone Cuba e Usa e che solo da pochi giorni vede aprirsi uno spiraglio di trattative. Che saranno lunghe e difficili, vista la feroce opposizione della lobby politica statunitense che, specie nel partito repubblicano, fa riferimento agli “anticastristi” della Florida.

Il processo di ristabilimento di relazioni diplomatiche e con esso il dialogo politico tra Cuba e Usa sarà dunque non solo complicato, ma irto di ostacoli, se non di trappole e provocazioni. Un primo assaggio si è avuto nei giorni scorsi in seguito alla piccola, ma velenosa polemica innescata dal tentativo di Tania Bruguera, artista 46enne cubana residente negli Usa, di organizzare una performance il 31 dicembre nella Piazza della Rivoluzione dell’Avana, nonostante il divieto delle autorità cubane e l’opposizione delle organizzazioni culturali ufficiali cubane. Bruguera intendeva dar vita a una sorta di tribuna politica, durante la quale chiunque avrebbe avuto a disposizione un minuto per esprimere il suo parere. Fermata due volte dalla polizia – e con lei una cinquantina di dissidenti – l’artista è stata ieri rilasciata (assieme agli altri fermati), ma dovrà restare a Cuba – attualmente divide la sua residenza tra l’isola e gli Stati uniti – in quanto sarebbe accusata di «resistenza e violazione dell’ordine pubblico». Il Consiglio nazionale dell’Arte plastica cubano (Cnap), al quale l’artista si era rivolta, si era mostrato contrario, sostenendo che la performance El susurro di Tatlin#6 messa in atto nella piazza della Rivoluzione avrebbe avuto un significato politico e non artistico. Rubén Villa, presidente del Cnap, aveva proposto a Bruguera di realizzarla in un luogo della capitale dove normalmente si svolgono importanti iniziative artistiche, come il Centro culturale Wilfredo Lam , dove peraltro, nel 2009, la stessa Bruguera aveva realizzato un precedente El susurro di Tatlin nell’ambito della Biennale dell’Avana. Proposta rifiutata dall’artista.

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Tania Bruguera, artista cubana residente negli Usa

Nel suo commento in Progreso semanal, José Nieves Cardenas afferma che «voler montare una tribuna nello spazio più carico di simboli della Rivoluzione cubana, senza la sua autorizzazione e in modo conflittivo e pretendere che lì sorga una tribuna di protesta nello stile di piazza Tahir in Egitto, di Maidan in Ucraina o Occupy Wall Street a New York suona come un tentativo di dare una sberla in piena faccia non solo al governo cubano, ma anche a quella parte del governo di Washington che sta tentando di smontare la linea conflittiva e brutale tenuta contro Cuba dagli Usa per più di 50 anni. La tribuna cercava repressione, non un vero dialogo». E in questo senso, Bruguera ha avuto successo. Come lei stessa ha dichiarato all’agenzia France presse: «Pur non avendo avuto luogo la mia performance ha avuto successo» in quanto, a suo parere, ha messo in luce «l’intolleranza» del vertice politico dell’Avana. «Se vuole avere relazioni con gli Stati uniti e apririsi al mondo – ha affermato l’artista – il governo cubano deve dar vita a molti cambiamenti. Cambiamenti dal basso verso l’alto, non viceversa».

«Fin da quando fu annunciata questa “manifestazione artistica” si è visto sorgere uno scenario di scontro e violenza che avrebbe potuto avere conseguenze assai gravi», sostiene Nieves Cardenas. Scenario che si è evitato perché la convocazione dell’evento non ha «attratto alcuna persona de a pie (cittadino comune, ndr)» e per il fatto che la polemica innescata – ma assolutamente ignorata dai media cubani – ha lasciato totalmente indifferente la popolazione, impegnata in ben altri problemi. Gli Stati uniti hanno protestato per «la repressione» e «i fermi arbitrari» dei dissidenti operati dal governo cubano, ma hanno messo in chiaro che non intendono interrompere il processo di apertura nei confronti dell’Avana, nonostante il fuoco di sbarramento anti Obama messo in atto in questi giorni dagli anticastristi di Miami e dai loro rappresentanti nel Congresso.

Ma l’avvertimento suona chiaro a tutti. Nei prossimi giorni, ad esempio, riprenderanno le trattative tra Cuba e l’Ue per mettere fine alla “posizione comune” europea, ostile all’isola, e ampliare i rapporti tra l’Europa e l’ Avana. In questa occasione verrà affrontata la questione dei diritti umani a Cuba, ma in un ambito, appunto, che da ambo le parti si vuole di apertura e dialogo, non di scontro.