«Presto» o meglio «nei prossimi mesi» arriveranno «le necessarie riforme sul Csm e l’ordinamento giudiziario». Vale a dire gli emendamenti al vecchio schema di riforma Bonafede ai quali il ministero della giustizia sta lavorando da giugno, da quando cioè la commissione Luciani ha consegnato le sue proposte alla ministra. Ed è stata ieri proprio Marta Cartabia, ospite di due diversi appuntamenti – il congresso di Area, magistrati progressisti, a Cagliari (da remoto) e il congresso del’Unione camere penali (dal vivo) a Roma – a annunciare che ci siamo quasi. Ha dovuto farlo per rispondere all’allarme che il segretario di Area, uscente e prevedibilmente rientrante, Eugenio Albamonte ha ripetuto aprendo il congresso: «La riforma del Csm è urgente, c’è un enorme ritardo».

La risposta della ministra è andata oltre l’indicazione dei tempi. «Il dialogo con la magistratura sarà assiduo e fondamentale», ha assicurato parlando proprio delle attese novità sul Csm, «senza dimenticare però che le leggi devono trovare una sintesi politica, spetta al parlamento definire il quadro normativo». Il messaggio è chiaro ed è rivolto in parte al passato, alle critiche cioè che i magistrati rivolgono al compromesso politico cristallizzato nella riforma del processo penale. In parte al futuro, e cioè all’intesa nella maggioranza, tutta da scrivere, sulla nuova legge elettorale per la componente togata del Csm. Tema delicato per i magistrati, che non possono essere ancora sicuri di aver evitato il sorteggio, magari non integrale, e sono del resto divisi tra loro. Non mancano infatti correnti – la destra di Mi e la “non corrente” di Articolo 101 – che al sorteggio non sono per nulla contrarie.

In ogni caso, ha detto Cartabia ieri alle toghe progressiste, le riforme «non avranno un effetto taumaturgico sulla fiducia del cittadino nella magistratura che è stata logorata». Almeno altri due fattori secondo la ministra saranno decisivi: «Gli investimenti legati al Pnrr che daranno il loro contributo a una giustizia più celere» e «il processo di autoriforma della magistratura che è già in corso».

«Le riforme – ha detto sempre ieri Cartabia – sono ancora da attuare e da verificare nella loro capacità di raggiungere il risultato che si prefiggono». In effetti solo la riforma del codice di procedura penale è stata approvata definitivamente giovedì dal senato, mentre quella del codice di rito civile arriverà a breve alla camera per la seconda lettura. Del Csm si è detto, si attende ancora il testo del governo. Sono tutte leggi che contengono deleghe al governo, che avrà un anno per emanare i decreti legislativi. E un altro anno (fino a fine 2023) per gli ulteriori strumenti attuativi. E per quanto riguarda il penale, ha detto ieri la ministra, «non c’è solo il tema della improcedibilità, ma c’è un potenziale tutto da attuare con i decreti legislativi anche sulle soluzioni alternative al carcere»