«Il referendum? Ho cose più importanti da fare. Vado tre giorni a Matera, in vacanza». Così si espresse la candidata a sindaco del Pd, l’ultrarenziana Rosanna Barbieri, a pochi giorni dal voto. Il referendum sulle trivellazioni è andato com’è andato (anche se a Crotone l’affluenza è stata del 38%), ma il Pd a queste latitudini non perde occasione per perpetuare un cupio dissolvi che ha affondato quella che era “la Stalingrado del sud” (il Pci, negli anni ’50, non andava mai sotto il 60%).

Una città senza cura

Com’è triste Crotone. Povera e inquinata, la città jonica guarda ora alle comunali con diffidenza mista a rassegnazione. I contraccolpi della recessione l’hanno inabissata. Gli indicatori Eurostat stimano che tra il 2006 e il 2014 (gli anni più duri della crisi) Crotone ha perso molti punti di Pil pro capite: passando da 17.145 a 16.100 euro di reddito annuo. Come se non bastasse, Crotone vive sdraiata su una bomba ecologica: il 7% della superficie cittadina è coperta di amianto. E’ uno dei lasciti della deindustrializzazione: fabbriche chiuse, operai a spasso, ecosistema insano. La bonifica dei siti industriali è un fantasma. Con le scorie cubilot dei processi di lavorazione si sono costruiti piazzali e scuole. E le trivelle (Crotone è tra le città più metanifere d’Italia) provocano subsidenza e danni alla pesca. A ciò si aggiunge l’allerta su inquinamento marino e torrentizio. La Soakro spa che gestiva acqua e fogne è stata dichiarata fallita dal tribunale. Da allora, il depuratore è bloccato, quelli della provincia non sono gestiti a norma. L’impianto è sottodimensionato rispetto alle esigenze della città pitagorica. Ciò porta a una produzione eccessiva di fanghi residui che si riversano nel fiume Esaro e, dunque, nello Jonio. Tutto senza depurazione. In una regione con ben 130 depuratori sotto procedura d’infrazione comunitaria.

Benvenuti a Crotone dove nacque Alcmeone, il primo medico dell’antichità. Oggi nella città jonica l’ospedale è di fatto smantellato. Chiusi i reparti di nefrologia, di neonatologia, emodinamica, oculistica. Curarsi la prostata a Crotone non si può. Un salasso per una città al tracollo reduce da dieci anni di amministrazione dem. Il sindaco uscente, Peppino Vallone, è ultimo per popolarità nella graduatoria annuale del Sole 24 ore. Gli ultimi sondaggi prevedono un’astensione al 50%. Nel secolo scorso queste erano lande pregne di partecipazione: piazze stracolme, lotte bracciantili, mobilitazioni operaie. Oggi regna l’apatia.

Calcio al voto

C’è un “partito” che però vincerebbe a mani basse. E’ il PdA, il partito della serie A. Se la città langue nei bassifondi sociali, la locale squadra di calcio è stata promossa nella massima serie. Un miracolo sportivo. Ma anche un blocco di potere consolidato. Che ora guarda al nuovo business, alla nuova preda da spolpare: lo stadio. L’Ezio Scida è vetusto e logoro. La sottosegretaria al Mibac, la crotonese Dorina Bianchi, ha annunciato una vagonata di milioni che il governo è pronto a stanziare per ammodernarlo. Ma il piatto succulento è un impianto nuovo di zecca: 15 mila posti da costruire a sud di Crotone. Sono queste le mire dei fratelli Vrenna, padroni indiscussi di Crotone e del Crotone calcio. Un gruppo egemone nel settore rifiuti, a capo delle società Sovreco, Salvaguardia ambientale, Mida, V&V consulting e Twins. Le relative partecipazioni sociali sono confluite in un trust che è ora sotto la lente della Dda di Catanzaro. I pm antimafia chiedono il sequestro di oltre 5 milioni di beni (compreso il Crotone calcio), e la sorveglianza speciale per il patron, Raffaele Vrenna. La prima istanza è stata rigettata dal tribunale di Crotone, ma reiterata ai giudici d’appello di Catanzaro.

La giustizia farà il suo corso. Intanto, la città è vestita di rosso e di blu. E i Vrenna restano i padroni incontrastati. Dopo esser stati grandi elettori di Vallone, c’è mancato poco che il Pd scegliesse il loro legale di fiducia per sostituirlo a candidato sindaco. Ora sono a fianco di Barbieri. Tanto da accompagnarla insieme al presidente della Calabria, Oliverio, in un giro di campo prima di una partita del Crotone. Un inedito. Nemmeno Berlusconi aveva osato tanto con il Milan. Le 7 liste a sostegno del Pd sono infarcite di transfughi della destra e anticaglie della politica politicante. C’è pure un’infornata di consiglieri uscenti indagati nel recente caso “gettonopoli”. Secondo gli inquirenti, nel corso delle riunioni delle commissioni consiliari avrebbero falsificato i verbali per ottenere indebitamente il “gettone di presenza”.

A sinistra del Pd c’è il deserto. Nessuna formazione in campo. I partiti si sono liquefatti e i gruppi della sinistra sociale diserteranno le urne. Una disfatta. «A Crotone è scomparsa la politica e questo vuoto è stato riempito dai poteri forti, sempre gli stessi da decenni, energia e rifiuti in testa. E’ evidente che saranno sempre i poteri forti ad arricchirsi ed affamare Crotone. E in tutto questo che fine ha fatto la sinistra? Si è nascosta nelle liste del sedicente centrosinistra in attesa che finisca la notte. La prospettiva è costruire da subito una forte opposizione sociale contro la nuova Dc di Renzi (da Roma a Crotone), a partire dal no alla riforma costituzionale e al sostegno ai referendum sociali», dice al manifesto Filippo Sestito, animatore dei movimenti cittadini.

In casa 5 Stelle è invece andata in scena una pantomima surreale: tra risse e minacce hanno baccagliato gli “storici” del meet up e il gruppo Amici di Beppe Grillo, con due distinte (e uguali) “consultazioni popolari” sugli aspiranti sindaci. Persino la Digos è dovuta intervenire. Ma i grillini in Calabria sono ben poca cosa e difficilmente arriveranno a un risultato a due cifre. La destra è spaccata, il centro gravita intorno all’ingombrante figura di Enzo Sculco, ex segretario regionale Cisl, ras della politica democristiana. E mentre sventola la bandiera rossoblu il risultato elettorale resta un rebus. In tanti, il 5 giugno, sceglieranno il mare.