A Napoli si ritrovano al ballottaggio il sindaco uscente, Luigi de Magistris, con il 42,82% dei voti e lo sfidante di centrodestra, Gianni Lettieri, con il 24,04%. Per il Pd lo psicodramma è cominciato a metà mattinata, quando il segretario premier Matteo Renzi annuncia: «Il risultato peggiore del Pd è a Napoli, città meravigliosa ma è un baco per il Pd. Alla prima direzione del partito dopo il ballottaggio proporrò il tema di Napoli, è impossibile continuare a sfangarla. Proporrò una soluzione commissariale per ripartire da zero». E sul patto di coalizione stretto in città con i verdiniani di Ala: «Laddove si è cercato di fare alleanze, mi pare che non abbiano funzionato minimamente».

La candidata dem, Valeria Valente, si è presentata alla stampa sotto il peso di un pessimo risultato per il partito: appena l’11,64% quando cinque anni fa era al 16,5% e l’anno scorso alle regionali al 21%. Mario Morcone, catapultato nel 2011 da sconosciuto in una città coperta dai rifiuti, prese il 19%.

Valente (ex assessore comunale e parlamentare) ha totalizzato 21,14% nonostante tre comparsate accanto a Renzi e mezzo governo arrivato a sostenerla. «Mi assumo la responsabilità, non cerco capri espiatori – ha commentato – Anche rispetto alle alleanze, le abbiamo fatte tardi e non spiegate abbastanza, né al nostro elettorato né a quello centrista».

Il segretario regionale, Assunta Tartaglione, è arrivata al comitato potendo mettere sul tavolo la vittoria a Salerno al primo turno con il 70% (ma senza simbolo Pd) e i ballottaggi raggiunti a Caserta e Benevento.

La domanda che gira è chi sarà il commissario.

Dal Nazareno è già arrivato il parlamentare e membro della segreteria nazionale Ernesto Carbone, quello del «ciaone» ai votanti del referendum sulle trivelle. La speranza è che non resti: «Ci vuole qualcuno di peso – ripetono in molti – abbiamo perso pure la municipalità Fuorigrotta–Bagnoli» (ex roccaforte dem nonché simbolo dell’intervento diretto del governo contro l’amministrazione de Magistris). Ma anche uno dei territori dove si è consumato il braccio di ferro tra i presidenti imposti da Valente e i circoli locali.

Fuori dal consiglio comunale anche Antonio Borriello, uno dei protagonisti delle polemiche per le monete da un euro ai seggi delle primarie. In attesa che si apra la resa dei conti con l’area di Antonio Bassolino, il segretario provinciale Venanzio Carpentieri, finito nel mirino del premier, spiega alla stampa: «Sono d’accordo con l’arrivo del commissario. Ho comunicato ai vertici nazionali di essere a disposizione. Non so cosa abbia in mente Renzi ma ritengo che il partito abbia bisogno di un’operazione simile a quella fatta a Roma da Barca».

Lettieri intanto prepara il ballottaggio: a differenza del 2011, parte indietro di quasi 20 punti. Mara Carfagna, capolista di Forza Italia, è la più votata in assoluto ma il partito va malissimo (9,59%). Nel 2011 il Pdl prese il 23,85%, Fi alle regionali del 2015 in città aveva il 14,18%. Così Lettieri tira dritto: «Berlusconi non tornerà, lui si occupa del partito, io sono un candidato civico e chiedo il voto a tutti i napoletani». In particolare al Pd.

Roberto Speranza, della minoranza dem, ieri ha fatto il suo endorsement per de Magistris, come il consigliere regionale Gianluca Daniele che ha chiesto un congresso straordinario.

Il sindaco arancione ha suonato la carica per il rush finale, forte del successo delle sue liste (De Magistris sindaco 13,78%; Dema 7,58% mentre Napoli in comune con esponenti di Sel e Rifondazione è al 5,31%): «Ci accusano di non aver vinto al primo turno ma avevamo contro tutti, a cominciare dal governo. Se il Pd vuole rinnovarsi a Napoli io posso essere lo strumento. Ma non mi candido a fare il commissario».

E ancora: «Anche il presidente del consiglio, che nelle ultime settimane ha scoperto la bellezza di Napoli ma voleva mettere le mani sulla città, ammette che il voto premia l’amministrazione di un comune che non è stato governato così male». Mano tesa ai 5Stelle per una collaborazione anche senza accordo politico. Sul suo futuro: «Nel 2018 non ho intenzione di candidarmi da nessuna parte. Dal 19 giugno comincia il nostro impegno a costruire un movimento organizzato, siamo diventati un soggetto politico nazionale e internazionale. Vogliamo che si guardi a Napoli come un nuovo soggetto, come Barcellona».

Il Movimento 5Stelle vede il bicchiere mezzo pieno con il candidato a sindaco, il brianzolo juventino Matteo Brambilla, al 9,64% e la lista al 9,67%.

Nel 2011 Roberto Fico si fermò all’1,38% e il movimento al 1,75%. Ma l’anno scorso erano al 24,85%, prima però del caso Quarto e dell’epurazione a cavallo delle comunarie.