«Non ci sto a subire candidature imposte da Roma» ha chiarito Rosario Crocetta al segretario del Pd siciliano, Fausto Raciti, che ha incontrato ieri al Nazareno. Anche se il Pd non ha ancora ufficializzato il sostegno al rettore Fabrizio Micari, il governatore sa di trovarsi ormai in un cul de sac. Col suo partito che gli ha voltato le spalle. Ma non getta la spugna. Anzi. Si prepara a fare una campagna elettorale diversa rispetto alle sue aspettative.

ALCUNI SONDAGGI sono incoraggianti. Lo darebbero intorno al 10% con un trend in salita, mentre Micari sarebbe tra il 17 e il 20%, dieci punti di distanza da Giancarlo Cancelleri del M5S e da Nello Musumeci (centrodestra) su cui Berlusconi si appresta a sciogliere la riserva. Numeri che preoccupano il Pd. «La scelta del candidato a presidente della Regione non è un concorso a cattedra, il Pd ha tante personalità politiche da spendere, persino Davide Faraone, che avrei potuto battere senza pietà alle primarie», sbotta Crocetta, sfogandosi con il manifesto dopo la riunione al Nazareno. E invece, il candidato sarà, tranne colpi di scena, il rettore Fabrizio Micari, imposto da Leoluca Orlando col via libera di Alfano. I due si sono incontrati dieci giorni fa in gran segreto in una località balneare tra Agrigento e Trapani per sancire il patto di ferro. Ne ha dovuto prendere atto anche la segreteria regionale del Pd, mai come in questa fase politica così debole rispetto ai diktat di Roma.

NONOSTANTE I BACI di giuda, Crocetta non sembra rassegnarsi. «Io mi batto per le primarie, lo farò fino all’ultimo e se il piano centrista dovesse fallire, come io credo, nessuno scarichi la colpa sul segretario del Pd siciliano, i responsabili sono altri», attacca. E rivela. «A non volerle è Alfano, ma il Pd può essere ostaggio di Ap? Può il Pd rassegnarsi a un progetto centrista che non ha nulla di sinistra?». «Io in questi giorni – assicura Crocetta – sono andato in giro per la Sicilia e sono sempre stato accolto da un bagno di folla». E avverte: «I partiti ormai rappresentano una parte della società ma alcuni esponenti per interessi di vario genere fanno finta di non saperlo». Il governatore aspetta un chiarimento definitivo anche da Renzi. «Io sono un candidato che funziona – rivendica – E non ho bisogno di salvagenti, quelli li lancino a Micari che ne ha bisogno. C’è qualcuno che pensa che non possa farcela da solo? Vedremo, io mi misuro non ho paura e me la gioco». Anche e soprattutto con Micari: «Mi sarei aspettato da lui un’apertura alle primarie ma non l’ha fatto, anzi ha affermato che non si dimetterà da rettore di Palermo, un chiaro segnale di debolezza che qualcuno dovrebbe cogliere». E proprio l’idea di Micari di non mollare la poltrona dell’ateneo ha scatenato polemiche. Nessuna norma prevede che si debba dimettere anche se eletto, ma è una questione di opportunità per chi guida un ateneo con oltre 4.500 dipendenti tra docenti e professori.

«Un ateneo come quello di Palermo meriterebbe maggiore rispetto«, dice il vicepresidente della commissione Antimafia Claudio Fava che prima di accettare la candidatura aspetta che le varie anime della sinistra si ricompattino. Anche gli autonomisti chiedono le sue dimissioni: «Questa posizione è eticamente inaccettabile: il professore Micari si deve dimettere subito da rettore», dice Massimo Costa, fondatore del movimento ‘Siciliani liberi’ che appoggia il candidato indipendentista Roberto La Rosa.

ANCHE IL RETTORE DI CATANIA, Francesco Basile è netto: «Il rettore deve essere una figura diversa, l’università rimanga fuori dalla politica». Mentre gli studenti di Azione universitaria attaccano: «L’ateneo dovrebbe mantenere una sua indipendenza e non può essere trasformato in un comitato elettorale, prendiamo atto che da questo momento a capo dell’università non c’è più un rettore ma un candidato alla presidenza della Regione. La sua candidatura e la sua intenzione di restare seduto sulla poltrona di rettore dimostrano il suo totale disinteresse nei confronti degli studenti».

A SINISTRA, INVECE, proseguono i colloqui per cercare l’unità. In campo ci sono Claudio Fava, proposto da Mdp e gradito a Sinistra italiana che deciderà nel comitato politico di domenica, e Ottavio Navarra, sostenuto da Rifondazione comunista e Possibile.

NON HA ANCORA SCELTO dove stare Campo progressista di Giuliano Pisapia, attualmente all’estero ma che nei giorni scorsi ha mantenuto contatti con Leoluca Orlando. «Nessuna decisione è stata presa – spiega Campo progressista – La prossima settimana insieme agli esponenti siciliani ci confronteremo per trovare la soluzione migliore nell’interesse dei cittadini».